La Salute è un Diritto Inalienabile, lo definisce la Costituzione secondo cui “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti (…)”. E’ un diritto del cittadino, quindi, chiamare il 118 o recarsi al Pronto Soccorso. Ma chi e che cosa stabilisce la reale necessità di accedere ai servizi di emergenza, tracciando la differenza tra pericolo reale e “banale raffreddore”? Il potenziale paziente? L’autodiagnosi? Non tutti sanno che il medico di assistenza primaria (medico di base) è il primo interlocutore a cui l’utente può rivolgersi, anche fuori dagli orari di studio, (dalle ore 8.00 alle ore 20.00 nei feriali, e nei prefestivi dalle ore 8.00 alle ore 10.00.); negli orari notturni e festivi è disponibile il medico di continuità assistenziale (ex guardia medica).
IL FENOMENO DELL’OVERCROWDING – Eppure, il cittadino non esita a preferire il servizio di emergenza-urgenza a quello territoriale. La disinformazione, la maggiore fiducia nei medici e nei mezzi delle strutture ospedaliere, la comprensibile preoccupazione per le proprie condizioni di salute (gravi o presunte tali) e, in alcuni casi, mero opportunismo per evitare file e prenotazioni sono alcune delle motivazioni che spingono il cittadino ad accedere immediatamente alle cure, causando così l’“Overcrowding”, il sovraffollamento che contribuisce a congestionare i pronto soccorso dei nosocomi campani che, d’altra parte, non riescono a rispondere alla sempre più crescente richiesta di prestazioni sanitarie.
L’UTILIZZO DEL PRONTO SOCCORSO – Studi statistici sul triage, il sistema di “smistamento” dei pazienti in base alla gravità clinica, mostrano che i codici bianchi e verdi (i pazienti con nessuna urgenza i primi e con urgenza minore, i secondi) costituiscono insieme ben oltre il 70%. I codici gialli e rossi (pazienti con urgenza, i primi e con urgenza immediata, i secondi) meno del 30%.
L’accesso improprio ai pronto soccorso è una delle cause dell’allungamento dei tempi di attesa, ma anche del rallentamento dell’ordinaria attività di reparto, e genera, nel migliore dei casi, nello stesso utente che utilizza il servizio, la percezione che “il sistema non funzioni” e, nel peggiore, degenera nel deprecabile fenomeno di aggressioni al personale sanitario, vera e propria emergenza al punto che si discute sull’opportunità di riconoscere ai medici, nell’esercizio delle loro funzioni, lo status di Pubblico Ufficiale, in modo che la Magistratura potrà intervenire d’ufficio contro l’aggressore, senza la denuncia da parte dell’aggredito.
LE NOVITA’ – Ridurre i tempi di attesa è uno degli obiettivi della Riforma del pronto soccorso, (probabilmente in vigore tra 18 mesi) a cui la Conferenza Stato-Regioni ha dato, lo scorso agosto, il via libera. La novità riguarda l’introduzione dei codici numerici, da 1 a 5, che stabiliscono le priorità ed i tempi di attesa. Il codice 1 è urgente e richiede immediato accesso alle cure; il codice 5 non urgente e il tempo massimo di attesa non supera le 4 ore.
Immediata la risposta dei sindacati di categoria per i quali la cronica carenza di medici, denunciata da tempo, non potrà garantire gli interventi entro i tempi previsti. La riforma, così concepita, “apre la via a nuove criticità”, per la CIMO e offre “soluzioni insufficienti”, per l’ANAAO.
GLI AUSPICI – Assunzioni, maggiore integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale, corretta programmazione sanitaria, aumento dei posti letto, educazione sanitaria, sono solo alcune delle proposte dei sindacati per migliorare e garantire l’accesso e la qualità delle cure. Il doveroso e concreto impegno da parte di Istituzioni e politica, la professionalità e l’umanità degli operatori sanitari, la vigile attenzione dei sindacati di categoria, la preziosa collaborazione dei cittadini, sono fondamentali per salvare non solo l’unità operativa dell’emergenza-urgenza, ma l’intero SSN Pubblico, in codice rosso … da troppo tempo.
A cura di Vania Cuomo