Il 15 Dicembre 2019 alle ore 18:00 si inaugurerà la mostra di pittura in omaggio di Fernando Visone presso il Centro d’Arte CR15 in Pozzuoli alla Via Carlo Maria Rosini n. 15. La manifestazione proseguirà nei giorni successivi dalle ore 18:00 alle ore 21:00 fino al 4 Gennaio 2020 escluso il 24, 25 e 31 Dicembre. Nei giorni di apertura della mostra verranno organizzati degli eventi musicali di cui si darà notizia sulla pagina Facebook della associazione Culturale CR15.
Pittore affermato, ha esposto nel corso della sua lunga carriera in gallerie nazionali ed internazionali. La mostra, che si terrà presso il suo studio-galleria, lo omaggia e lo commemora a poco più di un anno dalla sua scomparsa. Fernando Visone nacque a Pozzuoli nel 1938, dove visse e lavorò sino alla sua morte avvenuta nel 2018. Si sposo’ con Nietta, amore e guida della sua vita, con cui diede vita a due figlie Paola e Monica. Avvicinatosi da fanciullo alla pittura grazie all’entusiasmo profuso dagli innumerevoli pittori che frequentarono il porto di Pozzuoli all’inizio del secolo scorso e soprattutto affiancandosi ad alcuni dei ‘padri’ della pittura flegrea, la scuola di Pozzuoli: Salvatore Volpe, Leon Giuseppe Buono. Conobbe, tramite loro, la pittura di Utrillo cui i bianchi dei suoi dipinti talvolta riportarono. Pur non aggrappandosi ad alcuno, essendo sempre rimasto fedele al suo senso estetico, raccolse l’eredità del verismo ottocentesco differenziandosi profondamente da altri contemporanei che degenerarono nella pittura di genere, il suo stile non divenne mai moda. La sua ricerca lo portò a confrontarsi con i pittori del passato. Il suo cammino non fu guidato esclusivamente dall’istinto e dalla spinta emotiva, ma anche dagli approfondimenti sui Macchiaioli, sulla scuola di Posillipo, sulla scuola di Resina, dal dialogo con i suoi contemporanei. Si nutrì dell’amicizia e della frequentazione di pittori della tradizione napoletana: Giovanni Brancaccio, Camillo Catelli, Alberto Chiancone, Vincenzo Ciardo, Mario Cortiello, Luigi De Angelis, Franco Girosi, Carlo Verdecchia, Mario Vittorio, autori che contaminarono la narrativa delle sue opere, pittori di cui curò molteplici collettive nel suo centro d’arte CR15.
Nei suoi dipinti emerge tutto l’incanto con cui dialogava col paesaggio, la purezza del suo animo. L’eco verista sussisterà sempre, sarà il tratto distintivo di uno stile. Si assaporano nei dipinti atmosfere ritrovate, nelle quali rivivono cose e persone, in cui il risultato cromatico si identifica con quelle atmosfere, raccontando i suoi luoghi e la sua gente senza mai darne giudizi. Le macchie di colore semplificano la scena, riducono al minimo la definizione del disegno, macchie pregne di sentimento dei luoghi raffigurati, che superano l’illustrazione e mirano alla veduta delle emozioni. Opere le sue, caratterizzate da un segno ben distinguibile e molto personale, legate alla grande tradizione paesaggistica del territorio in cui nacque e visse che fu meta prediletta del “Grand Tour”: Baia, Bacoli, Monte di Procida, Ischia, Procida, Sorrento, Ravello, Atrani, Pozzuoli e tanti squarci di vero vissuto partenopeo. Proprio come per i paesaggisti Europei, la composizione avviene con un contatto diretto con la realtà, la dimensione dei dipinti è figlia di un’immersione totale nell’ambiente ritratto, essa nasce da un’ansia creativa, dalla volontà di possesso di un paesaggio sentito come ragione stessa della vita, con un linguaggio che mai divenne didascalico, sintesi di una sensibilità rara nella pittura come nella vita. Silenzioso, sensibile, istintivo, rimase legato al proprio essere, alla propria cultura, che mai si ‘imborghesì’. Fernando Visone si impadronì di diverse tecniche, spaziò dalla pittura ad olio, all’acquerello, alla grafica, alla ceramica. In tutte eccelse e si distinse per il tratto caratteristico della sua mano. Determinanti furono le sue doti artigianali, una manualità che gli consentì di produrre da sé dal bianco di litopone della tradizione flegrea, alle tele, alle cornici, alle piastre di terracotta su cui dipingere. Appassionato di chitarra e mandolino e di tutte le sonorità della tradizione napoletana, usava con spontaneità e naturalezza suonare e cantare per Nietta la quale senza indugio si accodava nel canto. Appartenne alla schiera degli uomini che, pur avendo condotto molte battaglie ed attraversato molteplici difficoltà, scelgono la via della mitezza che egli raramente abbandonò se non in talune circostanze che lo imposero. Lo condusse sempre la ‘bellezza’ dell’esistenza in cui era immerso.
Questa mostra in onore di Fernando Visone suggella una fase molto intensa della vita culturale flegrea e ne apre una nuova che avrà l’onere di esserne all’altezza. Fernando, insieme al folto gruppo dei flegrei scomparsi, lascia “il testimone” riponendolo nei posteri che avranno il privilegio di coltivarlo, svilupparlo e tramandarlo a loro volta.
Articolo a cura di Luca Dell’Isola