L’equivoco del Sud è la ricerca della crescita, una fiammata che si esaurisce in pochi istanti, anziché dello sviluppo, un processo lento, ma solido. Questo il concetto alla base dello stimolante libro di Carlo Borgomeo, “L’equivoco del Sud – sviluppo e coesione sociale”, presentato al Polo culturale di Pozzuoli il pomeriggio di lunedì 18 novembre.
Al tavolo, Maria Teresa Moccia Di Fraia, direttrice scientifica delle attività culturali del Comune, il professore di economia Ugo Marani, il sindaco, Vincenzo Figliolia, Gennaro Pascarella, vescovo della Diocesi di Pozzuoli, e l’autore, Carlo Borgomeo. Nella sua introduzione, Moccia Di Fraia ricorda il carattere poliedrico di Borgomeo, napoletano innamorato del Sud, un passato da sindacalista, ricercatore, amministratore delegato di Società che si sono occupate di economia, sviluppo e territorio, oggi presidente della Fondazione con il Sud. “L’equivoco di cui si parla nel titolo – afferma – nasce dalle politiche calate dall’alto e sconnesse col territorio, che decidono di colmare il divario Nord/Sud solo alla luce dei valori del Pil.”
Per Ugo Marani, il libro riflette il “riformismo autentico di estrazione cattolica” del suo autore, sottolineando alcuni punti e spunti di riflessione: la visione etica dell’economia; il rifuggire da riti celebrati ed autocelebrativi del Sud (il Mezzogiorno come “palla al piede” oppure incapace di produrre ma solo di “assorbire risorse”); una diversa prospettiva da cui vedere il “problema meridionale”, in crisi economica perenne non per assenza di risorse ma per l’incapacità di valorizzare la dimensione dello sviluppo dal basso, delle tante piccole forze endemiche di cui il territorio è costellato e che Borgomeo non stanca di citare e richiamare a mo di esempi (positivi e negativi) nel suo libro, di un pragmatismo che di teorico non ha nulla. Marani, però, chiede: “E’ possibile che questa dimensione microeconomica e fatta di economia etica, di dono, di solidarietà, possa colmare il divario tra Nord e Sud, o tra ricchi e poveri?”
L’intervento del mons. Pascarella è incentrato soprattutto sulla dimensione educativa, di cui pure il libro parla: spostare il baricentro del problema dal reddito alla microcriminalità, dalla disoccupazione alla povertà immateriale, di legami, di sentimento comunitario, di cui Borgomeo scrive. La crisi, oggi, non è solo economica, ma è soprattutto morale. Per questo, il vescovo si dice concorde con l’autore del libro quando si parla di “coesione sociale e valorizzazione del capitale umano come condizioni per lo sviluppo, e non risultato dello stesso.” Per Figliolia, il problema non è solo dei politici, ma anche dei cittadini: “Bisogna parlare di un senso di responsabilità diffuso.” Il primo cittadino ha soprattutto puntato sulla risorsa turismo, senza andare a cercare risorse al di fuori di Pozzuoli: “La nostra fortuna è avere ciò che altri non hanno per via della natura, della storia, della cultura, che sono proprie delle tradizioni e luoghi puteolani.”
Viene il momento per Borgomeo di intervenire: le sue parole sono dure, appassionate, tangibili. “Il libro nasce da una semplice domanda: sono passati 60 anni … e nulla è cambiato. Perché?” Lo studioso non vuole credere alla risposta antropologica, che sconfina nel razzismo, per cui “i meridionali sono fatti così”, e nemmeno a quella più generale e diffusa per cui “c’è corruzione a tutti i livelli.” La risposta che si è dato Borgomeo è che c’è un clamoroso deficit della politica, che ha portato ad una progettualità nulla per il Sud. “Credo che gli errori nel tempo siano stati di due ordini: la velocità – uno sviluppo accelerato ad ogni costo – e la industrializzazione di Stato, trascurando le vocazioni di ogni territorio, creando cattedrali del deserto, ma anche deserto nelle cattedrali”, impiantando grandi stabilimenti con nessun rapporto con la zona e con i suoi abitanti. Cosa propone, allora? “Cambiamo gli obiettivi, non gli strumenti. Cerchiamo di raggiungere la civiltà del Nord, ma non il suo Pil” e, ancora “scindiamo classe politica e classe dirigente: non sono la stessa cosa. Cerchiamo i rappresentanti di quest’ultima nel terzo settore, ci sorprenderemo di quello che scopriremo.”