Una recente delibera della giunta comunale di Pozzuoli ha approvato lo schema di Protocollo di intesa tra il Comune con le società “Prysmian Power Link srl”, “Waterfront Flegreo spa” e “Terza a srl” sulla destinazione complessiva dell’area ex Sofer. L’atto segna un’ulteriore pagina della vicenda “waterfront”, che si trascina da oltre un decennio. Il principale elemento di novità messo nero su bianco rispetto al progetto iniziale è l’ampliamento del sito produttivo della Prysmian, realtà che ha resistito alla stagione della dismissione industriale cominciata a Pozzuoli negli anni 80. Vengono inoltre meglio definite le destinazioni d’uso di quelli che fino agli anni 90 furono i capannoni della ex Sofer.
La Prysmian allargherà i suoi spazi per realizzare un’area dedicata alla ricerca e allo sviluppo. Anche se non vengono precisati i termini quantitativi e qualitativi di eventuali ed auspicabili nuovi posti di lavoro derivanti da tale nuovo insediamento. Anzi, in un passaggio un po’ discutibile del protocollo, si legge che la società Waterfront Flegreo spa – che è proprietaria dell’area – è stata disponibile ad “attuare sinergie con la Prysmian, utili principalmente a determinare una stabilità di lungo periodo dell’attività produttiva che, in mancanza di idonee riorganizzazioni del sito di lavorazione attraverso un suo possibile ampliamento, sarebbe con ogni probabilità orientata a dismettere la sede di Pozzuoli per orientarsi verso collocazioni urbanistiche di maggiore funzionalità”. L’approccio, dunque, appare esclusivamente difensivo ed è debole sul piano del rilancio occupazionale, una questione che andrebbe posta dall’Ente locale con maggior forza, seppure in un quadro del mercato del lavoro che oggi lascia ampia autonomia ai soggetti privati.
Più in generale, si sottolinea la revisione e rimodulazione del PUA approvato con la delibera commissariale n. 20/2012, quando a Pozzuoli non c’era un sindaco, ma si diede il via libera al famigerato progetto waterfront che avrebbe cambiato, si diceva, il volto della città. Secondo molti in peggio. Oggi si prende atto, invece, del ridimensionamento delle ipotesi di investimento immobiliare (o di speculazione) sulla costa pensate circa 10 anni fa: sia per il diverso contesto economico, che non permette interventi su “ampie dimensioni spaziali”; sia per il ritorno del fenomeno bradisismico nei Campi Flegrei, che non consente nuovi carichi abitativi in zona; sia per le contraddizioni insite in quel progetto, che pretendeva di costruire una “città nella città”, tendenzialmente per ricchi e avulsa dal resto del contesto economico e sociale del territorio.
LE NUOVE IPOTESI – L’area ex Sofer viene divisa in 5 ambiti. Le destinazioni d’uso vengono dichiarate dalla Giunta “coerenti” con le opere di viabilità finanziate dalla legge 887/84, tra cui il collegamento dall’uscita della Tangenziale di Via Campana al Porto e il futuro raddoppio di Via Fasano, e rispettose dei piani urbanistici come il PTP e il PRG. Nel dettaglio, oltre all’allargamento della Prysmian, sono previsti un parcheggio multipiano, un’area per attività terziarie e direzionali, un parcheggio per sosta breve in zona porto e poi, nell’ambito 2, quello più vasto e che sarà regolamentato con un nuovo PUA, aree polifunzionali, strutture turistico ricettive, uffici per commercio e servizi (con esplicita esclusione di centri commerciali), parcheggi di interscambio e un parco urbano attrezzato. Quest’ultimo, adiacente al mare, dovrebbe rappresentare il principale elemento di riqualificazione a beneficio diretto alla cittadinanza e ad accesso pubblico.
GLI ASPETTI AMBIENTALI – Sono previsti i necessari procedimenti di VAS (Valutazione ambientale strategica) , V.I (Valutazione di incidenza) e VIA (Valutazione di impatto ambientale), che saranno espletati parallelamente nelle conferenze dei Servizi previste per l’approvazione dei singoli progetti. Resta aperto, però, anche il fondamentale aspetto della bonifica dell’area (colpita notoriamente dalla presenza di amianto), legato al POB, progetto operativo a cura della Waterfront Flegreo spa.
Con il protocollo le società private si sono impegnate a presentare progetti definitivi per la realizzazione di quanto è di loro competenza, mentre il Comune farà seguire l’approvazione degli atti nelle sedi preposte, in Consiglio Comunale e negli uffici tecnici. Alla cittadinanza attiva e alle forze politiche, sociali, di categoria, resta invece il diritto/dovere di informarsi e vigilare sul futuro di una porzione della città che – è sempre bene ricordarlo – è di proprietà privata, che oltre un secolo fa fu preclusa ai cittadini per far posto alla zona industriale in riva al mare e che da circa 20 anni è un “corpo morto” e inaccessibile rispetto al territorio.
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