Inopportuna, eccessiva e piena di contraddizioni. E’ la scelta del Comune di Pozzuoli di nominare un “capo di gabinetto del Sindaco”. L’istituzione di tale figura, per quanto legittima, non ha precedenti nella storia di Pozzuoli e muove un ulteriore passo con la recente pubblicazione della determina dirigenziale e dell’avviso di selezione. Alla cui base c’è l’approvazione delle “modifiche e integrazioni al programma triennale del fabbisogno del personale e piano occupazionale per gli anni 2022/2024” avvenuta lo scorso 28 luglio nella prima seduta dell’allora neonata Giunta Manzoni. La scadenza per presentare le candidature è il 7 gennaio 2023, ma non si tratta di un concorso pubblico. L’individuazione del profilo migliore avverrà da parte del sindaco Manzoni, dopo colloquio diretto e personale, su base fiduciaria e “intuitu personae”, con una valutazione che dovrà essere motivata, ma a giudizio insindacabile e dunque non contestabile.
La procedura con avviso pubblico vuole salvare (forse) la forma, ma non cambia la sostanza rispetto alle critiche mosse da più parti per la nomina di un “superstaff”. Una squadra pensata per un totale di 9 persone, resa possibile dalle positive condizioni di bilancio in cui versa il Comune di Pozzuoli, di cui al momento è stata nominata una sola, nella persona della portavoce.
LIMITI E CONTRADDIZIONI – Nel caso specifico del “capo di gabinetto”, l’operazione è innanzitutto eccessiva sul piano economico: 136 mila euro lordi, comprensivi di oneri fiscali e contributi, oltre 7.000 mila euro netti al mese. Una somma superiore a quella che al Comune di Pozzuoli percepiscono Sindaco e assessori. Nessuno nega che un incarico pubblico debba essere remunerato, ma in questo caso non c’è equilibrio tra le funzioni. E nemmeno il senso della misura di fronte all’attuale contesto sociale.
Ma andiamo oltre. Forse spendere una somma importante per un investimento in risorse umane, in grado di irrobustire le competenze a disposizione di Sindaco e giunta e far compiere un salto di qualità alla città di Pozzuoli per innovare il modo di fare amministrazione e indirizzare lo sviluppo del territorio, potrebbe anche avere un senso. In questo caso, però, si tratta di un incarico esclusivamente politico. Di cosa si dovrebbe occupare, infatti, questo capo di gabinetto? Da quanto si legge nell’avviso pubblico firmato dalla dirigente dott.ssa Caianiello sono comprese cose come “supportare il sindaco curando la redazione di documenti, relazioni e memorie”, “elaborare documenti programmatici”, “supportare il sindaco nelle relazioni istituzionali” interne ed esterne, “presidiare problematiche di particolare importanza”, svolgere attività di raccordo tra sindaco e dirigenti, tra sindaco e assessori, tra sindaco, gruppi consiliari e partiti, “mediando con gli organi politici”(?). Insomma, con previsioni un po’ generiche, un po’ omnicomprensive, questo capo di gabinetto dovrà essere un vero e proprio leader, con un ruolo politico più importante del sindaco. Con una differenza, però, rispetto a quest’ultimo che non è da poco: il capo di gabinetto non ha ricevuto nessun mandato dai cittadini, che di certo non hanno potuto leggere il suo nome sulla scheda elettorale. L’equiparazione alla figura di Dirigente vale solo ai fini dell’inquadramento contrattuale e, dunque, della retribuzione. Per il resto, come chiarito espressamente dalla determina, “al soggetto non si applicano le disposizioni in materia di responsabilità” ed “è esclusa ogni competenza gestionale”. Per cui non si capisce al momento se e quali atti comunali dovrà concretamente firmare questo Capo di Gabinetto.
Altre cose di cui si dovrebbe occupare questa nuova figura sono la ricerca di “opportunità di finanziamento a livello regionale, nazionale ed europeo” e la cura dei “rapporti con i cittadini (…) per decodificare i bisogni della popolazione”. Bene, si tratta in questi casi di aspetti strategici. Ed è apprezzabile il tentativo di inserirli nell’azione amministrativa, ma ciò avrebbe presupposto la ricerca di professionalità più specifiche, esperte nel settore della progettazione europea o delle pratiche di nuova governance e democrazia partecipata. Per il Capo di Gabinetto, invece, è richiesto il solo diploma, la capacità di usare il computer e la padronanza della lingua italiana, in un momento storico in cui tutte le procedure pubbliche e concorsuali impongono soprattutto alle nuove generazioni titoli elevati, anche per mansioni e incarichi oggettivamente meno complessi e di poca responsabilità.
In conclusione, viene nominata una figura ibrida, di rango istituzionale, ma di fatto politica (con un campo di azione che in passato veniva svolto da segretari o quadri di partito), che non assume responsabilità di fronte all’Ente, che assorbe per molti aspetti il ruolo pubblico del Sindaco senza essere stato scelto dagli elettori, per la quale non è richiesta una specifica competenza. E pagata oltre misura. E’ bene chiarire che tali critiche investono le modalità e i contenuti di tale scelta, prima ancora di conoscere l’ufficializzazione del nome. A meno che non venga scelto un supermanager di caratura nazionale, qualsiasi semplice ex amministratore comunale confermerà i limiti di questa operazione. Unica fortuna è che si tratta di un incarico a termine, di 12 mesi, che può essere revocato dal Sindaco anche in caso di “risultati inadeguati”. Non è chiaro, però, come tale valutazione di risultato possa uscire dalla sfera personale del sindaco Manzoni e allargarsi a parametri diffusi e condivisi con la cittadinanza, in una società dove non esistono più corpi intermedi, luoghi di partecipazione e di formazione dell’opinione pubblica.