Dopo un lungo iter parlamentare, l’equo compenso è legge: pubblicato il testo sulla Gazzetta ufficiale il 3 gennaio, entrerà in vigore dal 18 dello stesso mese. Una grande conquista, una lunga battaglia condotta senza lasciare il passo alla stanchezza, soprattutto da parte di tutti i coordinamenti di giornalisti precari in Italia.
La legge dell’equo compenso si rivolge a cronisti free lance – giornalisti con contratti atipici, anomali, di lavoro parasubordinato e subordinato – fissando una tabella di compensi minimi, mentre la retribuzione per articolo per i giornalisti contrattualizzati rimane normata dai collettivi Fieg-Fnsi e Aeranti Corallo. In questo modo, si dà attuazione alla legge 233/2012 e si prevedono compensi diversificati a seconda del settore – carta stampata, radiotv, web, agenzie e fotogiornalismo – di attività del free lance e della sua portata, locale, regionale, nazionale. Entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, dovrà essere istituita la Commissione – in carica per 3 anni, così come previsto dall’art.2 – che definirà l’equo compenso giornalistico e, entro 2 mesi dal suo insediamento, dovrà deliberarlo concretamente.
Soddisfazione e fiducia sono le reazioni predominanti. Secondo il Presidente dell’Ordine, Enzo Iacopino: “Si conclude una fase importante della mia vita. Non penso di aver saldato i miei debiti verso gli ultimi, trattati come schiavi non solo dagli editori. La lotta per la dignità non è finita”. Per Carlo Parisi, vicesegretario del Fnsi: “La legge sull’equo compenso ribadisce, se ce ne fosse bisogno, il diritto sancito dall’art.36 della Costituzione Italiana (‘Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa’), che in sede attuativa non può derogare ai parametri fissati dal contratto nazionale di lavoro giornalistico Fieg-Fnsi”, proseguendo: “Una legge a lungo osteggiata da editori senza scrupoli che hanno corrisposto compensi da fame o, addirittura, non hanno mai pagato i loro collaboratori e che vorrebbero continuare a non farlo, mortificando la dignità umana e professionale di tanti giornalisti che, quotidianamente, con serietà e sacrificio, tengono in piedi aziende decotte o morte sul nascere e che fanno dello sfruttamento e del ricatto la loro linea editoriale”. Per il Coordinamento dei giornalisti precari della Campania si tratta di “Una norma che il coordinamento ha proposto e sostenuto fin dal principio e che stabilisce nero su bianco i parametri economici dignitosi, nella giungla dello sfruttamento selvaggio delle collaborazioni giornalistiche”. Nel comunicato si legge: “Da oggi sarà più difficile per gli editori giustificare pagamenti da fame che impongono ai propri collaboratori, visto che chi non rispetterà i tariffari si vedrà finalmente precluso dall’accesso a finanziamenti pubblici milionari. La nuova legge riafferma un principio sacrosanto, quanto ignorato, del diritto di chi lavora.” E ancora: “Per il coordinamento, questa nuova norma, assieme alla Carta di Firenze, costituisce un ulteriore strumento per impedire che ci siano ancora colleghi costretti a lavorare e rischiare querele per stipendi da fame”.
Sebbene l’entrata in vigore della legge costituisca un passo in avanti fondamentale per tutelare i diritti dei giornalisti precari, non bisogna abbassare la guardia e vigilare sull’effettivo rispetto dei tempi necessari per la definizione e delibera dell’equo compenso e, ancora, che la norma non rimanga parole su carta ma si traduca in un reale cambiamento dello status quo del giornalismo italiano.