“Puteoli – un patrimonio archeologico da salvare” è il nome di una pagina Facebook gestita da Cristiano Fiorentino, giovane flegreo appassionato di archeologia che negli ultimi tempi ha elaborato una serie di lavori che hanno incontrato l’apprezzamento di tanti sostenitori. Lo abbiamo incontrato e ci siamo confrontati con lui per saperne di più e discutere sul valore, non solo culturale, che i beni archeologici hanno e che possono sviluppare sul nostro territorio.
Cristiano, come nasce l’idea della pagina?
Vivo nei Campi Flegrei da quando sono nato, e anche se da bambino non ho mai avuto una forte passione per l’archeologia, l’ho comunque percepita sempre come una componente fortissima dei miei luoghi. Oggi con coscienza, sensibilità e tante passioni, ho riscoperto questi luoghi e ne ho voluto rendere partecipi tutti gli interessati. I motivi che mi hanno spinto ad essi sono stati principalmente due: la denuncia dei soprusi al patrimonio e la sua “riscoperta”.
Un progetto come “Puteoli – Un patrimonio archeologico da salvare”, può avere un’utilità diretta per le persone? Quali sono gli obiettivi del tuo lavoro?
Sono una di quelle persone che pensa che il patrimonio culturale sia uno dei più importanti patrimoni materiali al mondo e noi ne abbiamo veramente da vendere. Il turismo è una “macchina da soldi” generata dalla cultura, tuttavia se non c’è rispetto e interesse verso questo patrimonio, questo finirà presto nel dimenticatoio e rischierà l’oblio del tempo. Il mio obiettivo è quindi quello di promuovere la conoscenza, aiutare a far parlare questi luoghi che hanno perso la voce. Il mio lavoro è frutto della mia passione, è assolutamente no-profit e investo da anni il mio tempo per diffondere questi saperi innovativi.
Ci ha molto colpito il lavoro di “mappatura” dei beni archeologici dei Campi Flegrei. Credi che l’idea possa essere ancora sviluppata?
Certamente, il lavoro che ho effettuato è abbastanza rozzo e poco affinato, tuttavia è un punto di partenza e vuole essere una scintilla per sviluppi più importanti, nel momento in cui potranno (ipoteticamente) essere coinvolte Sopraintendenza e amministrazioni. Alcuni dettagli sono stati volutamente omessi perché come sappiamo la maggior parte dei siti archeologici sono oggi chiusi/non accessibili o in fondi privati, ma anche se non è possibile visitarli esistono e sono importanti materiali di studio per studenti ed appassionati.
Non possiamo parlare dei beni archeologici della nostra terra senza affrontare le questioni del lavoro, della fruibilità dei beni e della loro valorizzazione. Il Protocollo d’intesa firmato il 4 aprile tra Comune di Pozzuoli e Soprintendenza ha trovato applicazione solo parziale e ha riguardato determinati siti archeologici. Qual è la tua idea di sviluppo e come credi che le nostre ricchezze archeologiche, ma anche naturalistiche, possano creare concrete opportunità di occupazione?
Sono convinto fermamente che oggi la cultura sia snobbata da Stato e amministrazioni. Tuttavia credo che la cultura, intesa in senso generale, debba comunque rimanere sempre al centro dell’attenzione, perché senza cultura ci si abbrutisce e di conseguenza nascono tanti problemi della nostra civiltà come la delinquenza e il malessere sociale. Sarei quindi estremamente favorevole all’affidamento dei più grandi siti archeologici di Pozzuoli a diverse associazioni, creando una sinergia tra queste, in modo che possano attivamente collaborare per creare un percorso archeologico. I siti archeologici chiusi e lasciati all’incuria e agli agenti atmosferici vanno incontro a tremendi processi di degrado e vandalismo che possono essere fermati paradossalmente solo da una nuova fruizione legittima da parte dell’uomo. È necessario far vivere (ovviamente con un turismo sostenibile) nuovamente queste architetture del passato partendo dal basso, con i privati e con le associazioni.
In basso: il video realizzato da Cristiano Fiorentino (Ricostruzione dei porti di Roma antica – Puteoli, Baiae, Portus Julius e Misenum)