RUBRICA DI CINEMA / Educazione Siberiana, di Gabriele Salvatores

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Moldavia Orientale. Kolima e Gagarin sono due giovani ragazzi appartenenti ad un povero villaggio della Transnistria. Abituati fin da ragazzini al crimine e ai tatuaggi, le loro giornate passano tra furti e disobbedienza civile. Sono amici per la pelle. A fare loro da mentore e maestro è nonno Kuzja, che da sempre insegna loro “l’arte della divisione della refurtiva” e li inizia al mondo dell’educazione siberiana. I siberiani, infatti, non rubano per arricchirsi bensì per sopravvivenza. Questo spiega il motivo della loro ferocia contro banchieri, usurai e polizia. Il punto di rottura della vicenda si snoda quando Xenja, figlia del medico del villaggio,viene picchiata. Kolima, che nel frattempo è stato incarcerato, ed è segretamente innamorato della ragazza, viene liberato dal nonno Kuzja. La sua sarà non solo la ricerca dell’uomo che ha abusato della ragazza di cui è innamorato ma anche una vera e propria sfida ai limiti della sopravvivenza umana.

Abbandonato la commedia e il “fun drama” che ha caratterizzato la maggior parte della sua filmografia, Salvatores scende di nuovo in campo portando alla luce un’opera nuova, permeata di violenza e dolore. Considerato insieme a Tornatore e al “novello” Sorrentino uno dei membri della triade che porta avanti il cinema italiano all’estero, il regista napoletano-milanese si conferma un cardine della scena cinematografica italiana e non.

Come si sa, Salvatores è solito storpiare o, tanto meno, edulcorare le opere da cui prende spunto per le sue pellicole. Questo è avvenuto per i romanzi di Niccolò Ammaniti dai quali ha tratto “Io non ho paura” e “Come Dio comanda”, il noir di Grazia Verasani “Quo vadis baby” e la commedia teatrale di Alessandro Genovesi “Happy Family”, da cui ha tratto gli omonimi film. Anche stavolta Salvatores ha preso solo come ispirazione il romanzo dello scrittore russo Nicolai Lilin, che in principio aveva scritto un’opera molto più fredda, oscura, drammatica, feroce. I personaggi di Salvatores si distaccano da quelli del romanzo, inoltre, anche nella concezione della forza che diviene, nel film, solo un margine narrativo, al contrario del libro in cui rappresenta il senso della vita dei protagonisti. Scritto in collaborazione con le penne storiche del cinema italiano Stefano Rulli e Sandro Petraglia, il film di Salvatores è un affresco storico-antropologico-sociale sulla Russia dei giorni passati e dei giorni d’oggi. Un paese in cui si respira ancora un clima di violenza e di oppressione, un paese in cui la modernizzazione e la globalizzazione sembrano non aver toccato la vita della gente, che si rifugia ancora in usi e tradizioni antiche. Oggi più che mai, la rappresentazione del filmaker napoletano esprime al meglio tale concetto.

Scritto, come detto, insieme a Petraglia e Rulli, la pellicola vanta nel cast della presenza del mostro sacro del cinema europeo e statunitense John Malkovich. Immensa la sua interpretazione nei panni di nonno Kuzja. Nel cast figurano anche Peter Stormare ed Eleanor Tomlinson. Meno conosciuti ma ugualmente eccelsi alla loro opera prima Arnas Fedaravicius e Vilius Tumalavicius nei panni dei due giovani protagonisti Kolima e Gagarin. Aspetti tecnici ottimi, in particolar modo la colonna sonora che è valsa un Ciak d’oro al compositore Mauro Pagani.

Scritto da Antonio Di Fiore


Classe '93. Sono nato e vivo tuttora a Napoli. Attualmente frequento il corso di laurea in Scienze della Comunicazione, curriculum Cinema e Televisione. Aspirante regista e sceneggiatore, credo fermamente nel potere della settima arte.