FOTO DI MARINA SGAMATO
Fiaccole alimentate ad olio aprono la strada ai visitatori, illuminandone i passi. Giochi di luci e ombre, essenziali, non invasivi, illuminano le architetture romane magistralmente, rapendone gli occhi.
Ѐ lunedì 7 settembre 2015, quando appena dopo le 19, una silenziosa folla di visitatori varca i cancelli d’ingresso dello stadio di Antonino Pio a Pozzuoli. L’occasione è solenne. Il grande attore Giorgio Albertazzi interpreta “Memorie di Adriano”, nello stadio fatto costruire dall’imperatore Antonino Pio in onore del suo predecessore Adriano.
L’evento, targato Ravello Creative Lab, si colloca nella X edizione di Malazè, evento ArcheEnoGastronomico, che dal 4 al 15 settembre si svolge nei Campi Flegrei. La manifestazione, nata per promuovere le bellezze e le proposte turistico-culturali del territorio flegreo, interessa i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, Isola di Procida e una parte della città di Napoli.
Lo stadio di Antonino Pio fu realizzato nei giardini di una delle tante ville che Cicerone possedeva a Pozzuoli. Giardino che, nel 138 a. Cristo, probabilmente, raccolse in uno splendido mausoleo in opera laterizia, le spoglie dell’imperatore Adriano, morto a Baia. Resti che, successivamente, furono trasferiti a Roma, a Castel Sant’Angelo. Ma in quei giardini, l’imperatore Antonino Pio, in onore dello spirito filellenico del suo predecessore Adriano, fece costruire uno stadio in cui organizzare giochi “alla greca”, detti Eusebeia, dedicati all’agone ginnico e a quello musicale. Venne completamente sepolto a seguito dell’eruzione del Monte Nuovo, l’ultimo dei vulcani flegrei, nel 1538, ad eccezione delle parti più alte della cavea e dell’ambulacro che furono inglobate, agli inizi del XIX secolo, in una masseria. Riportato alla luce nell’ottobre 2008, è sempre stato aperto in singole e rare circostanze.
Dopo alcuni precedenti di visite teatralizzate, per la prima volta il sito è stato il teatro di un vero e proprio spettacolo e ci auguriamo non si tratti di un fatto episodico. I personaggi sono stati modellati a suon di percussioni. Le mura, in opera laterizia, sono risuonate di canti in greco antico e in latino. Sulla scena, tra gli aranci e i noci, Giorgio Albertazzi entra nelle vesti di lino di Adriano, che, ormai, dopo 750 repliche, in 26 anni, ha perfettamente cucite in dosso. Non si sa dove finisce Adriano e incomincia l’uomo- attore Albertazzi.
I testi sono estrapolati dall’omonimo romanzo della scrittrice francese Marguerite Yourcenar, ma “l’interpretazione varia ogni volta”, spiega l’attore toscano, “Ѐ come se la vivessi sempre in maniera diversa. Non potrei mai dimenticare una battuta perché, ormai, è come se Adriano fosse in me”.
“Tanti sono i messaggi che il personaggio di Adriano passa al giovane Marco Aurelio, attraverso lo scritto. Tutti sono ancora attuali. Sarebbero gli stessi che Giorgio darebbe oggi alle giovani generazioni”, risponde ad una breve domanda postagli, “Non è vero purtroppo il sogno di porgere l’altra guancia. Ѐ una delle cose false insegnate dal cristianesimo. Se porgi l’altra guancia non succede nulla. Purtroppo, le guerre si vincono con altre guerre. Qui, c’è la tragicità della natura umana. Ma, secondo me, in tutto ciò, l’idea del sorriso, della leggerezza è l’unica cosa realmente vincente in questa vita”.
A 92 anni, racconta dei progetti propri e di quelli di Adriano. Tra i tanti, portare il personaggio a Parigi, dove questo è nato. Questo perché il messaggio fondamentale di cui sia lui che Adriano sono portatori è “Viva la vita”.