FOTO DI PAOLO VISONE
Ogni cosa al suo posto e con un significato preciso. Anche l’impalcatura fuori alla casa, lasciata lì per far capire “che i lavori sono ancora in corso”. Questo il primo impatto avuto dalla delegazione dell’amministrazione puteolana, composta dall’assessore al Patrimonio e all’Urbanistica Roberto Gerundo, dai consiglieri comunali Michelangelo Luongo e Domenico Pennacchio, e da alcuni dirigenti del Comune come l’ingegner Luigi Salzano e il comandante dei vigili urbani Carlo Pubblico, con la villa confiscata ad Egidio Coppola con il 41 bis e restituita alla città sotto forma di casa dell’arte di Casal di Principe, ospitante la mostra “La luce vince l’ombra”.
Una visita, nel pomeriggio di venerdì 18 settembre alla quale abbiamo avuto il piacere e l’onore di partecipare, dal valore istituzionale e simbolico, come segno di vicinanza alla comunità casalese nella difficile battaglia per affermare i valori della legalità e della cultura. Uno sforzo, quello della mostra, finanziato principalmente con fondi privati, che ha portato capolavori artistici assoluti con l’aiuto del ministero. Luca Giordano, Salvator Rosa, Lo Spagnoletto, Gentileschi e molti altri nomi prestigiosi “caravaggeschi”, direttamente arrivati dal museo di Capodimonte e dagli Uffizi di Firenze, per far parlare di Casal di Principe, stavolta non per fatti di camorra. Un obiettivo preciso per il sindaco Renato Natale, che si è sempre distinto nell’impegno contro le mafie e che adesso si è posto l’ardua sfida di “ricostruire i miti e recuperare l’identità” di Casale.
LE OPERE NEL DETTAGLIO_ “Il concerto” di Bartolomeo Manfredi, “Il Cristo legato” e “San Girolamo” dello Spagnoletto, la miglior riproduzione de “L’incredulità di San Tommaso” di cui ancora non si conosce l’autore (valore 2 milioni di euro), “La strage degli innocenti” di Mario Stanzione, “Salomé” del Battistello, “Santa Caterina d’Alessandria” di Gentileschi, “Venere dormiente scoperta da un satiro” di Pacecco de Rosa, “Morte di Assalone” di Micco Spadaro, “Cristo e la moneta” e “Vanitas” di Mattia Preti, “La parabola di San Matteo” di Salvator Rosa, una natura morta di Ruoppolo, un autoritratto e “La carità” di Luca Giordano, “L’avaro” del Maestro dell’annuncio ai posteri, “Natura morta di pesci e tartaruga” di Recco. In mezzo anche una scultura in onore della Dea Mater ritrovata a Capua e risalente al III-II secolo a. C. e l’opera di pop arti di Andy Warhol ritraente la pria pagina de “Il Mattino” del 26 novembre 1980, che metteva in risalto l’emergenza del terremoto. Alla fine una videoinstallazione di Vincenzo Capalbo e Marilena Bertozzi che spiega le opere rovinate dall’attentato di stampo mafioso agli Uffizi nella notte tra il 26 e 27 maggio 1993, dove persero la vita cinque persone e furono rovinate duecento opere oltre a tre mai più trovate.
NON SOLO LA MOSTRA_ La mostra, installata a giugno, rimarrà fino al 13 dicembre. E successivamente ospiterà altre opere secondo un protocollo d’intesa stipulato con il Ministero dei Beni Culturali. La villa ospita anche un laboratorio didattico per bambini e uno spazio all’aperto adibito come area ristoro. Un esempio di recupero di bene confiscato (ma anche di semplice valorizzazione di un qualsiasi bene pubblico), attraverso l’arte e la cultura, che andrebbe replicato e preso ad esempio in ogni Comune.