RUBRICA DI CINEMA / Il nome del figlio di Francesca Archibugi

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Un’aspirante scrittrice ed un agente immobiliare, Simona e Paolo, hanno intenzione di procreare un bimbo. Quando si presenta il momento di dare il nome al nascituro, i protagonisti di questa storia decidono di organizzare una grande cena con parenti e amici. Il punto di rottura avviene quando la coppia dirà ai commensali presenti il nome scelto per il bambino. Tale nome, infatti, provocherà un’escalation di tensione tra i personaggi che, tra litigi e rancori, offese e ferite, comprometteranno i loro rapporti, facendo risalire a galla piccoli segreti e bugie che riguardano ognuno di loro. Il finale è intriso d’amore e “miracoli”.

Figlia di un urbanista e di una poetessa, Francesca Archibugi omaggia, con garbo e maestria, la buona commedia italiana. Come ebbe a dire il critico cinematografico e giornalista Lietta Tornabuoni: «Bisogna essere davvero bravi per ottenere qualcosa di simile, e lo è Francesca Archibugi, da sempre architetto dei sentimenti, investigatrice delicata e forte del cuore della gente, eccellente direttrice d’attori e analista d’Italia».

Girato quasi interamente in una casa, il film è stato scritto dalla stessa regista in collaborazione dello scrittore Francesco Piccolo, figura non nuova al cinema e famoso collaboratore di Paolo Virzì. Ciò che esce fuori è una commedia piacevole e sofisticata, piena di colpi di scena e povera di cliché politici e sociali che oramai spopolano nella commedia all’italiana. Una semplicità, dunque, quella della Archibugi che si rispecchia anche nella regia, nelle inquadrature e nella fotografia: una tecnica ridotta all’osso ma che osa nel mostrare l’introspezione dei personaggi e delle loro storie. Ultimo fattore rilevante per quanto riguarda pellicola in questione è l’interpretazione dei protagonisti. Eccellenti i ruoli di Lo Cascio, Gassmann, Ramazzotti, Papaleo e Golino.

Nominato ai David di Donatello e vincitore ai Nastri d’argento, Il nome del figlio è un’ottima commedia disillusa e disincantata che poggia la sua bellezza sull’ironia, sull’introspezione e sullo humor che solo un italiano può apprezzare.

Scritto da Antonio Di Fiore


Classe '93. Sono nato e vivo tuttora a Napoli. Attualmente frequento il corso di laurea in Scienze della Comunicazione, curriculum Cinema e Televisione. Aspirante regista e sceneggiatore, credo fermamente nel potere della settima arte.