RUBRICA DI CINEMA / Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese

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Un gruppo di amici, due coppie +1, si riuniscono per una cena. Quello che si prospetta è una serata fatta di chiacchiere, pettegolezzi e tanta amicizia. Ed è così, finché uno dei commensali propone di fare un gioco: poggiare lo smartphone di ciascuno sul tavolo e rendere partecipi tutti di qualsiasi chiamata o sms in entrata. L’esito è un disastro. Tra inganni, tradimenti e coming-out la cena si rivelerà un incubo e soprattutto dimostrerà che ognuno ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta. E quest’ultima è meglio che non esca mai alla luce.

Ancora commedia per Paolo Genovese che, sin dal suo primo cortometraggio Piccole cose di valore non quantificabile, ha dimostrato di avere talento, estro ed un tocco speciale nel raccontare la vita degli italiani.

E’ feroce Perfetti sconosciuti. Risulterebbe enfatico, infatti, definire l’ultima ed osannata opera di Genovese una commedia. Quello che si cela dietro la pellicola è un dramma comune un po’ a tutti: mantenere la vita in bilico tra realtà e bugie, celate sotto falsi sorrisi e il classico “va tutto bene”. I commensali del director romano sono uomini comuni con vite normali, ma si sa: le famiglie del mulino bianco non esistono. Deludente il messaggio finale, quasi a giustificare le azioni dei “compagni di una vita” che di amicizia hanno ben poco. Indipendentemente la pellicola ha riscosso un notevole successo, addirittura arrivando a livelli internazionali. Cast buono, regia capace di rendere al massimo tutte le sfumature della storia.

Con un incasso di circa 16 milioni di euro, Perfetti sconosciuti è risultato essere il miglior prodotto cinematografico del 2016. Da vedere, bello, ma con qualche riserva.

Scritto da Antonio Di Fiore


Classe '93. Sono nato e vivo tuttora a Napoli. Attualmente frequento il corso di laurea in Scienze della Comunicazione, curriculum Cinema e Televisione. Aspirante regista e sceneggiatore, credo fermamente nel potere della settima arte.