LA PROTESTA FUORI GLI UFFICI DELL’ASL (FOTO di Angelo Greco)
Riflettori puntati in questi giorni sul centro “Iside” di Licola e sullo stato di agitazione dei suoi dipendenti. Questa struttura, dedita alla riabilitazione ed al recupero dei pazienti affetti da gravi problemi psichici, è stata a serio rischio chiusura a causa dei nuovi, pesanti tagli alla Sanità voluti dalla Regione Campania. Più precisamente: scaduto l’appalto, il servizio è continuato nonostante il mancato pagamento degli stipendi per un mese, al solo fine di non interrompere il delicato trattamento alle persone ospiti della struttura e rompere il fragile equilibrio mentale che molti di loro avevano creato, fino alla comunicazione via pec del 10 ottobre a firma del direttore dell’Asl D’Amore, che sanciva il trasferimento dei pazienti. Oggi il pericolo sembra essere rientrato e, da quanto si apprende sui social e in rete, il direttore Loris Petrone del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Napoli 2 Nord non dovrebbe più firmare dismissione della comunità, inizialmente prevista per il prossimo 20 ottobre.
La chiusura della comunità – attiva dal 1997 – rientrava in un programma più ampio che nei mesi scorsi ha interessato altri istituti come una casa famiglia e che sembrerebbe riguardare anche un centro che si occupa di malati di autismo, sito in via Campana.
La vicenda, venuta alla ribalta nei giorni scorsi, ha subito indignato l’opinione pubblica e movimentato le parti sociali: a rischio infatti, sono sia i 56 assistiti (26 residenziali e 30 diurni), che potessero essere trasferiti al di fuori del territorio di residenza, sia i 60 operatori che vi lavorano, trovandosi, di punto in bianco, disoccupati.
Oltre alle proteste istituzionali – sancite ufficialmente anche dall’ultimo consiglio comunale di Pozzuoli, che giovedì 13 ottobre all’unanimità ha votato l’ordine del giorno che si oppone alla chiusura del presidio di Licola – anche dipendenti ed ospiti della struttura hanno manifestato ieri mattina fuori gli uffici dell’Asl a Monterusciello in via Capuana per dire “no” alla chiusura di “Iside”: una protesta dura ma civile, che ha incassato il sostegno trasversale della politica e ha avuto l’effetto di sensibilizzare chi di dovere nei riguardi dell’importante centro riabilitativo.
La scelta inaspettata di revocare l’ordine di chiusura, in attesa di comunicati ufficiali, al momento è un primo passo per la sensibilizzazione verso questa categoria sempre più spesso relegata ai margini della società e, allo stesso tempo, una presa di posizione importante per l’opportunità di coniugare l’interesse occupazionale con la necessità di mantenere presidi sanitari sul territorio, pubblici o convenzionati.