Una persona semplice ed ironica. Parla bene italiano ed ama la metafora come strumento di racconto. Questo è Goran Bregovic, premiato come Alunno Onorario dall’Università di Napoli Federico II venerdì presso l’aula magna storica dell’università federiciana, davanti a centinaia di studenti entusiasti di incontrare un personaggio dal così alto spessore, artistico e culturale.
LE ORIGINI – Sarajevo la sua città, una realtà segnata dalla guerra. “Un destino che non si può cambiare” afferma il cantautore. Da lì il suo legame con la musica come mezzo di libertà ed espressione: per Bregovic, infatti, la musica devi unire laddove la parola non riesce. Non a caso, infatti, abbandona gli studi universitari poichè “studiare filosofia in un paese comunista significa diventare professore di marxismo”. L’artista sottolinea inoltre la difficoltà ad amare ed accettare una terra che ha continuamente bisogno di soldati: “Nonostante i conflitti, amiamo con tutto il nostro cuore la nostra terra. Sento spesso gli italiani lamentarsi, ma non capiscono che sono fortunati ad essere nati del paese più bello del mondo”.
IL SUO LEGAME CON NAPOLI – All’inizio degli anni ’70 Goran Bregovic si trasferisce a Napoli, dove comincia a suonare in vari locali insieme alla sua band Kodeksi. L’esperienza napoletana la descrive come un “miracolo”: era la prima volta, infatti, che approdava in una terra straniera, lasciando il grigiore dei paesi comunisti. “Chi non diventa pazzo non è normale” le parole usate dall’artista per descrivere il calore e la fantasia dei napoletani.
OGGI – Dopo un excursus storico e politico, Bregovic è invitato dagli studenti a commentare la realtà politica attuale e il ruolo dell’artista nelle situazioni di conflitto, in particolare sulla questione immigrati. Con i toni pacati di chi ha fiducia nel corso degli eventi, Bregovic afferma: “Le persone portano sempre qualcosa, non solo problemi. Dobbiamo imparare a vivere nella diversità, perchè per la prima volta nella storia anche le piccole culture influenzano il corso degli eventi. Solo da questa pacifica convivenza può nascere il cambiamento”.