Pochi luoghi al Mondo hanno la caratteristica di Cuma, un’area archeologica dove sono racchiusi nello stesso sito oltre 2000 anni di storia, databili dall’età del ferro a quella tardo-medioevale, che comprende testimonianze di civiltà autoctone, greci, osco-sanniti, romani, bizantini e cristiani. Un susseguirsi di epoche, le cui conoscenze vengono ogni anno approfondite, rielaborate e arricchite dagli studi sul campo e dagli scavi condotti da diverse Università e Centri di ricerca.
Siamo stati sul posto, grazie alla disponibilità dei responsabili del Centre Jean Bèrard e del Collège de France, diretti rispettivamente dalla Dott.ssa Priscilla Munzi e dal Dott. Jean Pierre Brun, e abbiamo assistito alle ultime fasi della campagna di scavo 2017, durata 6 settimane e finanziata dal Ministère de l’Europe et des Affaires étrangères. A condurla è stata un equipe di 15 persone tra archeologi e studenti, provenienti da Francia, Italia, Spagna e Brasile, in un clima di particolare vivacità e scambio culturale, che ripaga certamente i loro sforzi e l’impegno professionale. Una piacevole parentesi è stata inoltre la presenza di giovanissimi studenti, di 10 e 12 anni, della scuola francese Alexandre Dumas di Napoli.
I DETTAGLI DELLE ULTIME SCOPERTE – L’area interessata dagli ultimi scavi è quella immediatamente esterna alle “porte della città bassa”, lungo le arterie dell’antica domitiana, la cui destinazione è stata nei secoli prevalentemente quella di necropoli. In questi pochi metri quadrati si possono distinguere ben sette fasi storiche diverse. Già negli anni scorsi furono rinvenuti tre cippi, due in lingua osca e uno in lingua latina, a dimostrazione che ancora nel II e nel I sec. a.c. Cuma, benchè latinizzata, vedesse una forte presenza di un’aristocrazia osca. Le tombe a camera ipogea, tipiche di quel periodo, risultano interrate rispetto a una terrazza di epoca romana-imperiale, riconducibile all’epoca di Domitiano, quando l’area viene “rasata e riedificata”, con l’istituzione di monumenti anche non funerari. “Difficile che una tale operazione urbanistica sia avvenuta senza una volontà pubblica, politica” – ci spiega la dott.ssa Munzi – il cambiamento da una fase storica a un’altra, che è poi uno degli elementi ricorrenti e più affascinanti di tutta l’area di Cuma, in questo caso è ancor più evidente.” A questo periodo risalgono anche due “botteghe”, con un “termopolio” che affaccia sulla strada e può considerarsi un vero e proprio punto adibito al ristoro di chi veniva a far visita ai propri defunti. A queste due prime stratificazioni seguono nel tempo quelle bizantine (VI sec. d.c), medievali (1.300/1.400) e l’ultima “moderna” della masseria di Matteo il procidano” (1.700). In una delle tombe ipogee del II a.c., con pavimentazioni in tufo ben conservate, è stato possibile fare un ulteriore salto nel passato e intercettare negli strati più bassi altre due sepolture dei secoli precedenti, una di età ellenistica (IV – III sec. a.c.) e l’altra di età arcaica (VI – V sec.). Quest’ultima, con inumazione a fossa e copertura di tegole a cappuccina, è appartenuta a una persona molto giovane. Numerosi sono i corredi funerari rinvenuti e catalogati (ceramiche, pietre vitree, oggetti quotidiani lavorati in ferro) che, seppure composti da materiali non preziosissimi, consentono una più sicura datazione delle tombe.
CONSIDERAZIONI – Nell’ottica di uno sviluppo non solo culturale, ma anche economico-sociale dei Campi Flegrei, è lecito chiedersi: questa enorme mole di informazioni e di conoscenze, in continua evoluzione, può ancora passare in secondo piano rispetto alla riproposizione stantia di “miti e legende”, di storielle quasi mai aderenti allo studio scientifico condotto con tanta fatica? E’ una domanda che giriamo anche ad amministratori e responsabili di istituzioni archeologiche e culturali. Per quanto ci riguarda, la risposta è “decisamente no”, perchè è giusto incuriosire il grande pubblico, ma ancora più giusto è accrescere il livello culturale di un popolo.
PER SAPERNE DI PIU’ – In basso il link al canale youtube, con tutti i video relativi alla campagna di scavo 2017.