“Bruciate anche noi” è lo slogan che ha caratterizzato diverse azioni di controllo popolare, svolte sul territorio dei Campi Flegrei nei siti naturalistici più sensibili e a rischio di incendi dolosi. L’iniziativa spontanea di cittadini è stata promossa nelle ore più drammatiche di questa autentica “guerra dei fuochi”; una guerra che ha coinvolto non solo la Campania, ma diverse regioni di Italia, e che trova riscontri nelle notizie che giungono da altri Paesi del Mediterraneo. Prima al Montenuovo, martedì 18 luglio; poi lungo il sentiero del Gauro e sul Monte Barbaro, nei giorni immediatamente successivi; questa mattina, mercoledì 26 luglio, alla foresta di Cuma.
RIFLESSIONI – Queste azioni rivolgono un forte messaggio agli autori di questa regia criminale, evidente, chiunque essi siano. Non possiamo conoscere i loro nomi, ma possiamo immaginare i loro interessi. Le chiavi di lettura più tradizionali, limitate ai fenomeni dell’abusivismo edilizio o dei pascoli, non bastano più a spiegare qualcosa che va ben oltre, per tempistiche ed entità dei disastri, i singoli atti dolosi. Qualcuno, di cui è da poco trascorso il 25° anniversario dell’assassinio, diceva che per trovare la mafia (intesa in senso ampio), occorre seguire la pista dei soldi. In questo caso sono soldi che puzzano di bruciato, ogni anno e sempre di più. Potranno essere i soldi, tantissimi, previsti dai fondi europei FEASR, cui sono seguiti i PSR regionali. Per la Campania, a titolo di esempio, sono previsti nella programmazione 2014-2020 1.836 milioni di euro, di cui 686 per la “priorità 4” (azione di tutela dei boschi contro incendi e fitopatologie). In caso di prevenzione o risarcimento per le aree bruciate, i beneficiari del sostegno economico possono essere “i proprietari, i possessori o i titolari, pubblici o provati, di superfici forestali.” Il paradosso, dunque, è che l’Europa individua le politiche forestali come settore strategico – anche a seguito di un incremento delle aree boschive dal 1990 al 2010 di circa il 10%, in controtendenza rispetto al resto del Mondo (!) – ma nell’economia predatoria per qualcuno può apparire più facile estrarre ricchezza con la distruzione, anziché con la prevenzione.
Poi ci sono anche i soldi che vengono spesi ogni anno per gli interventi. Interventi talvolta privati, ma sempre con fondi pubblici. Altro paradosso. Pare che il costo di un Canadair sia 55 milioni di euro l’anno, 15 mila euro per ogni singola ora di volo. In Italia i Canadair sono 19, cui si aggiungono decine di elicotteri, ma sono gestiti da 7 società private, a seguito di appalti e gare pubbliche sulle quali è intervenuta anche un’indagine dell’Antitrust. Si stima che nel periodo 15 giugno – 13 luglio del 2017 i Canadair siano intervenuti per un numero di 2.146 ore, con un incremento del 378% rispetto al 2016. Anche in questo caso, senza fare supposizioni o accuse non provate, è tuttavia evidente, sul piano politico, che spegnere un incendio, e farlo in un certo arco di tempo, in Italia muove più soldi di quanto non faccia la prevenzione. Con tutte le criticità, legate all’accorpamento della forestale all’arma dei carabinieri e alla presenza di squadre di intervento regionali, a fare da sfondo. A ognuno trarne le proprie considerazioni.
E poi, “last but not least”, come dimenticare la presenza di discariche e rifiuti speciali disseminati in tanti territori, soprattutto nella nostra Regione? Sì, perchè in Campania, tanto per non farci mancare nulla, il fuoco ha colpito non solo boschi e foreste, ma anche buche e capannoni industriali. Qui i soldi sporchi non derivano da “falle del sistema” o da scelte politiche discutibili, ma dal controllo criminale puro e semplice, che ogni giorno – secondo le denunce di cittadini e uomini delle Istituzioni locali – preferisce la via del rogo a quella ben più costosa dello smaltimento legale dei rifiuti, soprattutto speciali.
Di fronte a tutto questo, avere il coraggio di dire “ci siamo anche noi, amiamo le nostre terre, siamo qui e siamo contro di voi”, ha un grande valore politico, nel senso alto della parola. Sia chiaro, non sarà l’azione di pochi individui a cambiare le cose, e la difesa dell’ambiente non può continuare a connotarsi come “passione di nicchia”. Solo una presa di coscienza totale e generale, sul valore assoluto della tutela del patrimonio ambientale, su scala globale e locale, può essere la condizione preliminare, il primo passo, per inchiodare (tutte) le Istituzioni alle proprie responsabilità, a dire le cose come stanno, ad assicurare il controllo del territorio con trasparenza e con mezzi adeguati.
Lo schiaffo del Vesuvio avvolto dal fumo e il dolore di sapere distrutti altri luoghi – più nascosti alla vista, ma non per questo meno preziosi, come la riserva degli Astroni – possono decisamente bastare. Credere ancora alla storia dei “piromani”, di folli patologici non ben identificati, moderni “untori” a uso e consumo della comunicazione di massa, o alla favola dell’improbabile autocombustione, è un lusso che non possiamo più permetterci.
In basso, una raccolta di foto relative alle azioni di controllo svolte nel corso di questi ultimi giorni.