Questa mattina, 15 maggio 2018, uno schieramento di circa 200 poliziotti ha dato luogo allo sgombero forzato dei primi container di Via Dalla Chiesa a Pozzuoli. La baraccopoli, venuta agli onori della cronaca nazionale da qualche mese, è lì dal 1984, inizialmente prevista come sistemazione provvisoria delle attività commerciali allontanate dal bradisismo, ma diventata nel corso degli anni un ghetto occupato a uso abitativo. Solo nel 2016 viene accertata nero su bianco la presenza di amianto da parte dell’Asl, con conseguente ordinanza di sgombero dalle “abitazioni” da parte del Sindaco Vincenzo Figliolia. Dopo oltre 3 mesi dalla data intimata per il rilascio, diversi incontri in Prefettura e proteste dei residenti, oggi c’è stato l’uso della forza, con scene inevitabilmente dure e raccapriccianti riprese dai media locali e diffuse sui social network.
Per le 43 famiglie, di cui 19 assegnatarie di alloggio popolare (i cui lavori sono però bloccati a Monterusciello), sono previsti solo aiuti economici, unica strada praticabile oggi da parte del Comune di Pozzuoli con risorse proprie, in un contesto storico ben diverso da quello dei grandi investimenti pubblici di edilizia residenziale. Il provvedimento è stato deliberato dal Consiglio comunale del 28 marzo, con una spaccatura della maggioranza dovuta a tatticismi politici che nulla però hanno a che vedere con il merito della vicenda. I 13 consiglieri che votarono a favore si sono anche assunti il rischio di pagare di tasca propria in caso di contestazioni della Corte dei Conti sulla legittimità del provvedimento, che avrebbe un costo di circa 250 mila euro. Ma in quell’occasione furono presentati agli occhi dei residenti di Via Dalla Chiesa come “mandanti” dell’ordine di sgombero, che invece era già stato ordinato (e scaduto). Una disinformazione grave, con un corto circuito totale.
Alternative non sono state trovate (e chi scrive non è in grado di ipotizzarle). La richiesta di un tavolo in Prefettura, ribadita anche dal Sindaco Figliolia su pressione dei residenti, non ha avuto esito concreto e positivo. Fantomatiche ipotesi di utilizzo di altre strutture, come la residenza universitaria di Via Carlo Rosini di proprietà della Fondazione Banco di Napoli, avrebbero previsto secondo indiscrezioni un fitto di circa 300 mila euro l’anno, lavori di adeguamento e un cambio di destinazione d’uso. Tutto a carico del bilancio del Comune di Pozzuoli.
FOLLIA PALAZZETTO DELLO SPORT – Oggi la Prefettura ha espressamente richiesto all’amministrazione puteolana di individuare una soluzione di prima emergenza per gli sgomberati. Sempre a carico del Comune. Esclusa la possibilità di finanziare l’affitto di un albergo, l’indicazione è stata quella di trovare una palestra. Le opzioni erano due: una scuola o il Palazzetto dello Sport, interrompendo le lezioni o le attività sportive. L’amministrazione ha scelto la seconda. Cinque nuclei alla volta, su materassi di fortuna, in attesa di un “convincimento” a ricevere il sostegno economico e andare via. Come del resto hanno già fatto le prime famiglie nei giorni scorsi. Ma c’è molto scetticismo che le cose vadano effettivamente così, in tempi brevi e senza ulteriori incidenti. La scelta del PalaTrincone, seppure obbligata nelle condizioni determinate oggi, colpisce intanto l’unico centro di aggregazione sociale del quartiere di Monterusciello, sede che dovrebbe ospitare tra l’altro le Universiadi del 2019.
“TRISTE EPILOGO” – In serata Il Sindaco Figliolia ha dichiarato che “l’amministrazione ha fatto tutto quanto era nelle sue possibilità”, definendo quanto accaduto oggi un “triste epilogo“. In realtà la vicenda non è per niente conclusa. Non si conoscono i tempi degli ulteriori sgomberi, della bonifica di quell’area infestata di amianto, e del recupero a uso sociale del Palazzetto dello Sport. Dubbi evidenti sorgono sulla sostenibilità dell’opzione Palazzetto e dei margini di intervento da parte dello Stato centrale, con relativi fondi e assunzioni di responsabilità. E a fare da contorno ci sono le attenzioni di “movimenti” esterni a Pozzuoli che hanno annunciato manifestazioni per rivendicare il diritto all’alloggio pubblico, seppure con modalità non ben precisate, con dichiarazioni poco precise sui fatti e appelli in chiave platealmente “politica”. Ma se c’è una cosa che le famiglie della baraccopoli non meritano, dopo 30 anni di disinteresse, è diventare anche oggetto di illusioni o ulteriori strumentalizzazioni sul loro dramma sociale.
(nella foto in alto: barricate di fortuna contro l’intervento delle Forze dell’Ordine – da Cronaca Flegrea; in basso: materassi al Palatrincone per “accogliere” i primi 5 nuclei di sgomberati).