Torna il mammellone al lago lucrino. Un cumulo di sabbia si è formato a poca distanza dalla foce, espandendosi sempre di più, tanto che ora è una vera e propria isola all’interno del lago. Garzette, folaghe, cormorani e altri migratori lo stanno usando come appoggio durante la loro pesca. Il fenomeno è naturale, ma va gestito. Il lago Lucrino, come anche Miseno e Fusaro, è una laguna salmastra, cioè uno specchio d’acqua separato dal mare da un cordone litoraneo ed alimentato da acqua dolce ed acqua salata. Un ecosistema molto particolare. Originariamente il lago era un’insenatura, poi chiusa dal mare grazie all’apporto di sedimenti. Il lago era destinato all’impaludimento, ma i romani vi costruirono una foce e riaprirono il collegamento col mare. Foce attiva ancora oggi ma è carente di manutenzione ordinaria.
Il mare continua ad apportare sabbia, di conseguenza la foce dovrebbe essere costantemente pulita. Il fenomeno avviene periodicamente, nel 2011 l’allora Provincia di Napoli eseguì dei lavori di rimozione della sabbia alla “modica” cifra di 135.000 euro. Probabilmente una manutenzione ordinaria sarebbe più conveniente. Dalla pagina facebook della sezione locale del partito dei Verdi, il Consigliere Tozzi dichiara che esiste un finanziamento per un progetto di risanamento delle foci dei laghi di Lucrino e di Averno, quindi la Città Metropolitana potrebbe già essersi accorta del problema ed aver già attivato la macchina burocratica per la sua risoluzione. Altrimenti sarebbe auspicabile che lo facesse. Senza la rimozione del mammellone il lago potrebbe sparire, in quanto si chiude la sua unica via di scambio col mare.