Rossi, verdi, blu. A stella, a cerchio, a pioggia. Sono i meravigliosi fuochi di artificio che, nella “magica” notte di Capodanno, e non solo, rapiscono i nostri pensieri, speranze e desideri. Una “tradizione” accompagnata, puntuale, anche dalla conta dei danni alle persone, agli animali e all’ambiente, provocati dallo scoppio dei botti, soprattutto di quelli illegali (privi di etichetta), i più pericolosi perché non a norma di sicurezza.
I NUMERI UFFICIALI – Secondo i dati del Viminale, lo scorso anno, si sono registrati in Italia ben 216 feriti, di cui 44 in gravi condizioni; 658 gli interventi dei Vigili del Fuoco, 86 in Campania. Numeri da dimenticare. Anzi no, da ricordare: 52 i feriti campani, dei quali 37 soltanto a Napoli e in provincia. Il solito, triste ed evitabile primato partenopeo.
LA NOTTE DEGLI OSPEDALI – Nei pronto soccorso campani, la notte di San Silvestro è tutt’altro che magica. Il personale sanitario, allertato per accogliere i feriti sconsiderati, è alle prese, soprattutto, con i traumi da esplosione: occhi accecati, mani amputate, volti sfigurati. Divenuti, ormai, una tragica e “normale amministrazione”.
LE VITTIME TRA GLI ANIMALI – Le ordinanze restrittive, emanate dai sempre più numerosi sindaci, contro i botti sono regolarmente ignorate dai (troppi) cittadini incivili. Così come ignorati sono gli appelli delle associazioni animaliste come l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), o la LAV (Lega Anti Vivisezione) che, con l’hashtag #BASTABOTTI, chiedono al Governo e al Parlamento “una legge nazionale di divieto”. Gli animali, domestici e selvatici, sono letteralmente spaventati a morte dall’improvviso boato dei petardi: “Sono almeno 5.000 quelli che muoiono ogni anno in Italia, a causa dei botti di fine anno”, secondo le stime del WWF.
I DANNI ALL’AMBIENTE – Tragiche anche le stime dei danni all’ambiente. In una sola notte, la deflagrazione sprigiona “una quantità di diossina pari a quella prodotta in un anno da 120 inceneritori di rifiuti”, soltanto a Napoli. È quanto è emerso dallo studio della Cewep (Confederation of european waste-to-energy plants) pubblicato sul Corriere della Sera, lo scorso anno. A lanciare l’allarme contro i fuochi nocivi, con un comunicato stampa del 27 dicembre scorso, è anche la CODACONS, secondo cui “i fuochi d’artificio provocano un pericoloso aumento delle polveri sottili, al punto che il primo giorno dell’anno nelle città si supera il limite di legge di 50 microgrammi al metro cubo fissato per il PM10, con un valore, a seconda della zone, da doppio a triplo rispetto alla media del periodo”. L’Associazione, inoltre, chiede alle forze dell’ordine di effettuare “controlli a tappeto per sequestrare i botti pericolosi” e invita i cittadini a “fotografare chi fa esplodere botti e segnalare i responsabili alle forze dell’ordine”. Dati scioccanti anche dall’ARPAC (Agenzia Regionale Protezione Ambientale in Campania), che ha registrato nel 2018, nella sola area della Ferrovia di Napoli, “il I gennaio una media di 376 microgrammi per metro cubo d’aria di polveri sottili. Il limite da non superare è 50 microgrammi”. È stata superata di ben sette volte la soglia minima prevista delle polveri ultrasottili. Il pericolosissimo mix di veleni innescato dai fuochi di Capodanno, composto dalla diossina, dai metalli pesanti, dagli acidi, dalla polvere nera (da sparo) e da altre numerosissime sostanze cancerogene si sprigiona nell’aria, contamina le acque, ci “piove” addosso, sottoforma di polvere, e finisce, inevitabilmente, nei nostri polmoni, provocando danni anche irreparabili. Non abbiamo più scuse. È tempo di abbandonare le cattive abitudini.
Festeggiamo come ci pare: vestendoci di rosso, baciandoci sotto il vischio, mangiando lenticchie, cantando, ballando nelle piazze, a casa, in compagnia o da soli. Oppure non festeggiamo affatto. La sfida più grande da accettare è saper cambiare quando è necessario. E adesso lo è.
A cura di Vania Cuomo