Di tutti giorni del calendario, dovrebbe essere quello più marcato dalla dignità e dalla fiducia verso il futuro, per il suo valore storico e simbolico, per il suo carattere internazionale. Da tempo, invece, è un giorno come un altro, almeno per molti. Per chi deve lavorare, senza possibilità di scelta, per soddisfare la festa degli altri; per chi vorrebbe lavorare, ma non può, perchè disoccupato; per chi ha trovato lavoro solo lontano dalla sua terra; per chi lavora senza contratto e senza diritti. Specialmente in Italia. E Pozzuoli e i Campi flegrei non fanno eccezione.
Chiariamo subito. In un territorio che punta su una nuova economia del tempo libero e dell’accoglienza, organizzare le attività in modo da restare aperti ai visitatori nei giorni di festa è non solo opportuno, ma anche inevitabile. Purchè avvenga nel rispetto di regole che in Italia sono previste e messe nero su bianco, nelle leggi e in quei contratti nazionali che a molti risultano sconosciuti e che tanti altri considerano solo parametri teorici e relativi. Turnazioni che assicurino il giusto riposo psico-fisico, maggiorazioni economiche per la giornata segnata “in rosso”, orari di straordinario riconosciuti in busta paga con relativi contributi all’Inps. Ebbene, qualcuno è nelle condizioni di alzare la mano e affermare che tutto ciò sul nostro territorio venga rispettato? Sarebbe poco realistico. Anzi, oggi il mondo del lavoro vede consumarsi violazioni ben più gravi e quotidiane: il contratto, quando c’è, non corrisponde alla verità dei fatti; la retribuzione è spesso ritardata di mesi o settimane e inferiore ai minimi contrattuali; il riconoscimento di diritti e prestazioni sociali, come la Naspi (indennità di disoccupazione), è spesso ostacolato da inadempimenti aziendali; e l’elenco potrebbe continuare a lungo … La regola è questa, tutti i giorni e in tutti i settori economici, dai pubblici esercizi al commercio, dalla grande distribuzione agli studi professionali. Nell’inerzia degli Organi preposti al controllo e nel silenzio dei sindacati di categoria.
Chi scrive si assume le responsabilità di queste affermazioni. Chi scrive lo fa a titolo strettamente personale. E’ una precisazione necessaria, per evitare il ripetersi di quelle ipocrite e sterili polemiche che circa un anno fa, nell’aprile 2016, furono rivolte verso l’esperienza dell’Osservatorio “per il contrasto e l’emersione del lavoro non regolare” di Pozzuoli, al solo fine di non scoperchiare il vaso di Pandora e lasciare l’argomento “lavoro nero” al tabù, alla dimensione di piaga inevitabile da nascondere dietro l’alibi della crisi economica. Eppure l’Osservatorio, secondo regolamento, è un organo partecipativo, non decisionale, composto a titolo volontario da esperti del settore e rappresentanti di categoria, allo scopo di accendere i riflettori e agire su un fenomeno che tutti conoscono, ma pochi denunciano. Un organo voluto dall’amministrazione Figliolia, votato all’unanimità dal Consiglio comunale nel settembre 2013, ma disertato fin dall’inizio dai rappresentanti delle categorie del commercio e poco partecipato dai consiglieri comunali delegati. Un gruppo di lavoro, di cui chi scrive ha avuto l’onore di far parte, che nonostante tutto ha elaborato analisi dettagliate basate su dati ufficiali e proposte, finalizzate all’emersione del lavoro non regolare e a valorizzare l’imprenditoria sana che opera nella legalità e nella qualità. Proposte puntualmente protocollate (marzo 2016), ma mai discusse in sede istituzionale. Fino a quando l’assenza sistematica di chi avrebbe potuto e dovuto arricchire le attività, ne ha invece impedito, di fatto, lo svolgimento. Senza che assessori o consiglieri delegati al Lavoro abbiano mai agito in modo corretto e adeguato per dare supporto a questo strumento di partecipazione, sebbene formalmente sollecitati in tal senso, l’ultima volta nel giugno 2016. Il tutto, opportunamente messo agli atti del Comune, con una relazione dell’autunno scorso.
Ed eccoci qui, oggi, a celebrare una festa che ha perso il suo carattere universale, nel momento in cui non tutti possono permettersela. Chissà, forse tra chi oggi pubblicherà un post su fb dal luogo di lavoro dove trascorrerà circa 10 ore senza spacco, nascerà presto una coscienza civile e sociale dei propri diritti; e solo questa consapevolezza, se ben organizzata, potrà fare da premessa per un’azione incisiva da parte delle Istituzioni, a partire da quelle locali, per restituire al mondo del lavoro qualità e professionalità, rispetto delle regole e diritti. Nell’immediato, l’auspicio è che fin dalle prossime consiliature comunali, nei Comuni flegrei, misure come la fiscalità di vantaggio per le imprese virtuose, le concessioni vincolate alla qualità dei contratti applicati, la realizzazione del co-working per i giovani professionisti e altro ancora, possano essere studiate, approfondite e messe in campo da una classe dirigente e politica lungimirante. Nell’interesse di tutti.
Buon 1 Maggio, sempre e comunque.