I cancelli della Foresta di Cuma sono chiusi. La perla dell’estate flegrea, una riserva di biodiversità e di storia, rischia di morire nell’imobilismo e nell’indifferenza di tutti.
PASSI INDIETRO – Cuma è solo la punta dell’iceberg di ciò che sta accadendo al settore del turismo naturalistico dei Campi Flegrei. Le recenti vicende giudiziarie che hanno interessato la Foresta sono note a tutti, ma non si è creato nessun dibattito pubblico in merito. Nel silenzio generale, l’intervento delle forze dell’ordine – dopo aver scoperto la creazione ai margini dell’area boschiva di una vera e propria pista da corsa per cavalli – ha portato a limitare la fruizione della Foresta. I suoi cancelli sono chiusi, anche durante gli orari di apertura ordinaria, dal lunedì al venerdì. L’accesso è consentito esclusivamente contattando i gestori dell’area, che aprirebbero appositamente i cancelli. Il week-end, quando la fruizione dovrebbe essere massima, la Foresta rimane incustodita e chiusa (tranne agli abusivi). I problemi sono atavici, ma nel momento in cui è un area demaniale che rientra in un Parco Regionale e gode di vincoli conservazionistici di natura europea, allora va trattata come tale. La gestione deve essere improntata verso la conservazione della biodiversità, della promozione di un turismo sostenibile e dell’educazione ambientale. La foresta dovrebbe essere frequentata da escursionisti, botanici, zoologi ed amanti della natura, non da cavalli, ravers e amanti delle braciate. L’intervento ordinario dell’uomo in quel bosco deve limitarsi alla manutenzione dei sentieri, non alla potatura frequente di alberi e sottobosco. Un paio di anni fa, nella zona umida della Foresta di Cuma sono state rinvenute 3 piante considerate estinte nei Campi Flegrei: una notizia che testimonia il valore di quel territorio a livello conservazionistico; ma potrebbero estinguersi anche lì, se prosegue il taglio del sottobosco.
GESTIONE E FRUIZIONE, L’ INCERTEZZA E’ TOTALE – A repentaglio anche gli eventi del “Bosco e la Duna”, non garantiti dopo il sequestro della strada di accesso al bosco. L’unico spiraglio è rappresentato dal Parco Regionale dei Campi Flegrei, che potrebbe diventare titolare degli eventi organizzati in foresta. Potrebbe essere un modo per recuperare risultati ottenuti e poi persi, quindi non un passo avanti. L’auspicio, però, è che si vada verso una gestione trasparente, che valorizzi le competenze e non le sigle. Il turismo naturalistico nei Campi Flegrei stenta a decollare: manca una visione politica di “fruizione” di “gestione” sostenibili, e soprattutto una valorizzazione delle competenze: la natura si studia all’università, non è una semplice passione. Le aree naturali protette sono gestite da giardinieri, come semplici parchi pubblici; i sentieri sono interdetti dai privati, e dove sono aperti vigono divieti di lavorare; i boschi affidati alla gestione diretta, sono chiusi durante il week-end e non vengono aperti durante i periodi di maggior attrattività.
(Foto di Paolo Visone)