Le cronache di oggi, giovedì 14, riportano la grave notizia di nuovi spari a Pozzuoli, nel popolare quartiere di Monterusciello. Diversi colpi di pistola sono stati esplosi nel pomeriggio sulla serranda di ingresso di un’attività commerciale, il supermercato Carbone, in via Verga, nei porticati di una palazzina del lotto 1.
Spetterà ovviamente agli investigatori – che seguono innanzitutto la pista dell’intimidazione a scopo estorsivo – accertare le modalità e i moventi di quanto avvenuto e soprattutto le eventuali relazioni con altri fatti di cronaca inquietanti, che si sono consumati recentemente a Pozzuoli e che difficilmente possono essere considerati isolati. L’8 settembre a finire sotto i colpi di arma da fuoco è stato l’autolavaggio Car wash di Licola; il 5 settembre un pregiudicato è stato ferito sempre a Monterusciello; il 20 agosto un incendio di probabile natura dolosa ha distrutto i locali del Centro ippico del Montenuovo. Nessuno, se non le Autorità preposte, può giungere alle dovute conclusioni, ma è evidente a ogni cittadino che a Pozzuoli gli ambienti criminali esistono, sono in piena attività e fanno rumore.
E a prescindere da moventi e circostanze precise di ogni singola azione, lo scopo degli autori, qualunque sia il loro livello di organizzazione, è proprio questo: fare rumore.
“Non ci guardate come dei mostri, se la camorra spara son pure c…. vostri!” – così gridavano gli studenti napoletani negli anni ’80, mentre manifestavano in quei cortei seguiti da giornalisti coraggiosi come Giancarlo Siani e che per anni hanno rappresentato una delle poche voci che si sono levate contro l’omertà, l’assuefazione e, in definitiva, la compiacenza distratta di tanti “cittadini medi”. Ebbene sì, perchè non c’è errore peggiore nel pensare che “finchè si ammazzano (o si sparano) tra di loro …” la cosa non riguarda chi continua a condurre una vita normale. E invece ci riguarda eccome, perchè quella vita normale sarà ben presto minacciata, non appena gli ambienti criminali avranno trovato un nuovo equilibrio, un nuovo boss o clan predominante, che sarà diventato più forte di prima nell’esercitare le sue intimidazioni agli occhi della comunità sociale in cui “opera”. Ed è allora che la richiesta di estorsione non danneggerà solo l’attività commerciale del vicino, ma anche tutte le altre, la gente che ci lavora, i giovani ai quali vengono precluse opportunità professionali in un contesto economico-produttivo inquinato da pressioni violente o da soldi sporchi. In questo senso, assai concreto, la criminalità organizzata uccide il territorio.
Dobbiamo già parlare di “allarme sicurezza e criminalità” a Pozzuoli? Le parole in questi casi vanno misurate e di certo non è utile a nessuno attribuire peso sproporzionato a chi fino a ieri è stato considerato dagli investigatori “un cane sciolto”. Ma il lavoro delle forze dell’ordine e le condanne dei giudici – che pure negli anni recenti hanno inferto duri colpi ai clan locali – vanno accompagnati subito da una risposta civica e istituzionale unitaria, da parte di forze politiche, amministrazione, consiglio comunale, associazioni di categoria e cittadini, che pretenda un’azione forte dello Stato e la sostenga pubblicamente.