Si è inaugurata stamattina, sabato 27 ottobre, al Museo Archeologico dei Campi Flegrei la mostra dal titolo “Il visibile, l’invisibile e il mare”: l’esposizione di undici statue che accompagnano il protagonista indiscusso, “Zeus in Trono”, ritornato a casa dopo un’operazione sinergica tra gli inquirenti, la Magistratura, il Ministero dei Beni Culturali e il Getty Museum di Los Angeles, nel quale è stata esposta dal 1992 fino al 2017.
IL RITROVAMENTO DELLA STATUA – “Zeus in trono” risale al I secolo a.C. e pare venisse utilizzata come oggetto di culto in una dimora della costa flegrea. Nel dicembre del 2012, attraverso l’analisi di un frammento di marmo sequestrato a Bacoli, si è trovata la correlazione con una parte del trono di Zeus. La Guardia di Finanza, grazie ad un’immagine trovata in rete, ha potuto così sovrapporre virtualmente la particella emersa alla statua esposta al Getty Museum, trovando una corrispondenza perfetta. A seguito delle diverse ricostruzioni e verifiche è stato quindi possibile determinarne l’appartenenza e la provenienza. Il museo di Los Angeles ha acconsentito al ritorno della statua nella sua terra di origine, evitando lungaggini giudiziarie.
IL RILANCIO DEL PARCO ARCHEOLOGICO DEI CAMPI FLEGREI – Paolo Giulierini, direttore del MANN e direttore ad interim del Parco, ha sottolineato come l’arrivo di Zeus scandisca simbolicamente la chiusura di questi primi nove mesi di gestione dell’ente e il rilancio dello stesso per la prossima primavera. Quattro sono stati i termini chiave che il direttore ha utilizzato per sintetizzare il lavoro svolto fino ad ora: la fortuna di cogliere il momento adatto; la necessità di avere una struttura adeguata per coordinare le diverse attività; la trasparenza con i cittadini, monitorando e condividendo ogni passo attraverso i social e il sito internet (attivo dalla fine di dicembre); la ricerca, per quale sono stati messi a disposizione fondi che consentono un dialogo alla pari con università e centri di studio, nonché contratti onerosi per portarla avanti con costanza.
Il comune denominatore per mettere in moto lo sviluppo del Parco è senza dubbio la sinergia. “I Campi Flegrei – ha spiegato il direttore – sono un sistema sui generis. Un sistema che si estende a macchia di leopardo su ben quattro comuni. L’archeologia – ha aggiunto – deve dunque dialogare con l’ambiente, le infrastrutture e con tutti i soggetti del territorio. Insieme ai sindaci della zona è necessario che parta una sfida che non consente di andare avanti da soli, ma che può essere perseguita solo con la preziosa collaborazione di tutti.”
LE SFIDE PER IL FUTURO – Il Museo Archeologico dei Campi Flegrei non gode attualmente di un’adeguata illuminazione, disagio che ne costringe la chiusura alle 14. Il problema, ha promesso Giulierini, sarà risolto entro la fine di maggio 2019, così che il museo possa essere fruito anche nelle ore pomeridiane. Sulla scia delle prossime sfide si è ritornato a parlare anche della Grotta di Cocceio, raro esempio di ingegneria militare di epoca romana, e della sua definitiva apertura al pubblico entro giugno del prossimo anno. Con orgoglio ed entusiasmo è stata annunciata, infine, la ripartenza della candidatura dei Campi Flegrei per entrare a far parte del Patrimonio dell’UNESCO.
A conclusione della conferenza, abbiamo posto al direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei una questione specifica, che si inserisce nell’auspicio da tutti condiviso di una trasformazione in opportunità di lavoro delle ricchezze della terra flegrea. Abbiamo chiesto a Giulierini: “Durante l’estate 2018 il Parco ha aperto le porte al tessuto associativo del territorio. È possibile immaginare a breve un analogo coinvolgimento del mondo imprenditoriale del settore? . Così ha risposto il direttore: “Noi abbiamo avuto una grande risposta dalle associazioni in termini di collaborazioni culturali per la prima fase della stagione di quest’anno. Ci aspettiamo che il salto di qualità avvenga in due direzioni: sempre con le associazioni a seguito della riforma del terzo settore per ipotesi di gestione dei siti minori del Parco, e ovviamente l’aggancio col mondo imprenditoriale per poter sostenere molti settori, a partire da quello tecnologico che sono fondamentali per la corretta veicolazione. Naturalmente per poter far questo avevamo la necessità di comunicare l’immagine concreta del Parco, dovevamo sapere chi eravamo. Adesso lo sappiamo”.
Tanti sono i punti di forza che fanno del Parco Archeologico dei Campi Flegrei un vero e proprio unicum. Altrettanti, però, sono i nodi ancora da scogliere e le sfide da cogliere, e la necessità di fare rete è pertanto fondamentale per una buona riuscita dei progetti in corso. Quello a cui bisogna puntare è una svolta che non appartenga ad una sola figura, ma ad un modus operandi che sia finalmente lungimirante e funzionale, indipendentemente da chi ne tenga le redini. La strada, per ora, è stata tracciata.
Nella FOTO: il direttore del Parco archeologico dei Campi Flegrei PAOLO GIULIERINI mostra in anteprima la statua di ZEUS, proveniente dal “mare flegreo” (FOTO di Paolo Visone).