L’8 Gennaio 2014, l’attuale Segretario del PD Matteo Renzi, ha presentato il Job Act, Legge sul Lavoro, ovvero delle proposte per modificare le regole del mercato del lavoro.
Nello specifico la proposta è divisa in tre parti. La prima riguarda tutti gli aspetti che girano attorno alle aziende e che ne ostacolano l’attività, come i costi per l’energia, l’elevata tassazione e la burocrazia; la seconda riguarda la creazione di nuovi posti di lavoro in settori come l’enogastronomia, il turismo, la cultura, la manifattura e l’informatica con dei piani industriali per ogni settore specifico che permettano investimenti anche di lungo periodo; la terza parte infine, entra nello specifico dei contratti di lavoro, creando una sola tipologia di contratto con tutele progressive per i lavoratori ed istituendo un solo tipo di sostegno ai disoccupati accessibile a tutti a condizione che non si rifiutino delle offerte di lavoro.
Lo stesso Renzi ha ammesso che questa è solo una bozza che andrà riempita di contenuti, uno su tutti dove trovare i soldi per finanziare alcuni di questi provvedimenti. La parte più interessante di questo progetto la vedremo quando il PD ed i passaggi in parlamento ci spiegheranno come sarà possibile realizzare tutto ciò, se con il solito pastrocchio all’italiana in cui alla fine ci sarà sempre il cavillo per rendere tutto ciò inutile, o se invece sarà veramente possibile trarre qualcosa di buono da queste idee.
Questo testo nel frattempo ha il merito di comprendere che non sono i decreti a creare i posti di lavoro, infatti il cosiddetto contratto unico non viene presentato come uno strumento che sia da stimolo alle assunzioni, non si vede come potrebbe del resto, ma piuttosto come un mezzo attraverso cui semplificare le normative e venire in contro sia alle aziende che ai lavoratori.
Ad oggi in Italia esistono più di 40 forme contrattuali, il PD vorrebbe ridurle il più possibile per evitare che le aziende assumano lavoratori facendoli passare per anni da un tipo di contratto all’altro, evitando quindi tutte le tutele che assicura un contratto a tempo indeterminato, come l’intervento della cassa integrazione. La bozza di Renzi consentirebbe di essere assunti con un contratto uguale per tutti, senza che le aziende debbano concedere tutte le tutele sin da subito, ma col passare del tempo, fino a diventare in tutto e per tutto identico agli attuali contratti a tempo indeterminato.
Se così fosse, sarebbe un enorme passo avanti, anche se, vanno valutati quali di questi diritti andrebbero aumentando col tempo e quali invece sarebbero garantiti sin da subito. Nel caso di problemi economici dell’azienda sarebbe comprensibile che possa essere licenziato più facilmente un dipende assunto da pochi mesi, ma altri tipi di diritti sono difficili da negoziare. Le aziende che fanno ampio uso di contratti a tempo determinato spesso non rinnovano il contratto alle lavoratrici incinte, od in generale a chi ha problemi di salute, oppure assumono con contratti inferiori ad un anno in modo da non dover pagare la tredicesima. Nonostante la proposta del PD sia fatta proprio per evitare queste pratiche, non sarebbe difficile aggirare anche il contratto unico, ad esempio licenziando ed assumendo, magari anche lo stesso lavoratore, per far ripartire sempre il contratto da zero, senza poter mai raggiungere tutti diritti previsti.
La speranza per ora è che questa bozza interessante venga elaborata in una proposta di legge completa e convincente e che poi diventi una legge efficace, perché le premesse ci sono, ma troppe volte in Italia abbiamo visto bellissimi progetti ridursi nella migliore delle ipotesi a leggi inefficaci che non fanno altro che allungare e complicare i codici del diritto, mentre nell’ipotesi peggiore sono diventati veri e propri boomerang, come la flessibilità che è diventata precarietà.