Una manifestazione per dire basta a incendi, roghi e collusioni. Per avere risposte chiare dalle Istituzioni. Per provare a reagire a quella sensazione di impotenza diffusasi in tanti napoletani e campani dopo le terribili immagini del Vesuvio avvolto dal fumo. “La nostra terra brucia: mobilitiamoci”, questo il titolo del presidio promosso oggi 14 luglio fuori la Stazione Toledo dal comitato #stopbiocidio, già protagonista negli scorsi anni delle mobilitazioni contro la “terra dei fuochi”. Il sit-in si è poi trasformato in corteo diretto verso il Palazzo della Prefettura, dove una delegazione è stata ricevuta. Circa un migliaio i manifestanti, soprattutto giovani. A loro il merito di aver detto “ci siamo”. Tra le facce dei presenti, molte sembravano esprimere un sentimento comune: “non conosco i nomi dei colpevoli, ma sono contro di loro, chiunque essi siano”.
Prevalenti, nei cori e negli striscioni, gli slogan legati alla gestione dei rifiuti e ai roghi tossici, alla tutela della salute e dell’ambiente. Tuttavia, “l’affare rifiuti” coglie un aspetto certamente fondamentale di quanto sta accadendo in questi giorni nel Sud Italia, ma forse non tutta la questione nel suo insieme. La regia degli incendi dolosi, che quest’anno non ha limiti e in pochi giorni ha devastato centinaia di ettari di vegetazione in tutta Italia, viene da lontano e va ricercata probabilmente su più filoni: negli appetiti verso i fondi per la messa in sicurezza e le bonifiche; nei vantaggi che interessi malavitosi e settori collusi possono trarre dalle gestioni emergenziali; nel ricatto esercitato da gruppi di pressione criminale legati all’abusivismo edilizio. Ma forse andrebbero approfondite anche le contraddizioni e le criticità del “sistema anti-incendi”, pieno di conflitti tra corpi dello Stato, ex forestale e squadre regionali. In alcuni siti colpiti dalle fiamme prevale un aspetto, a volte predomina un altro.
Di fronte a un attacco così generale, occorre un’analisi completa e una risposta di massa, libera da ogni condizionamento “di parte”. Il rischio è che si faccia troppo presto l’abitudine a vedere da Via Caracciolo un “Vesuvio a tinte nere”, mentre altri pezzi di patrimonio ambientale vanno distrutti per trasformarsi in “soldi che puzzano di bruciato”, come recitava un cartello di giovani studenti alla manifestazione di oggi.
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