I Campi Flegrei vogliono essere un territorio a vocazione turistica, considerando il suo valore storico e naturalistico.
IL TERRITORIO – La natura vulcanica ha creato un orografia vivace ed una moltitudine di ambienti, sede di una buona biodiversità. La Solfatara è un vulcano attivo; mentre gli altri vulcani formano colline di varia altezza, dove si alternano laghi d’acqua dolce con lagune costiere salmastre, ambienti ottimali per l’avifauna acquatica, con pinete e boschi mesofili; lungo le coste sorgono foreste mediterranee e formazioni dunali, vere e proprie isole di biodiversità scampate all’urbanizzazione costiera. Questo patrimonio ambientale rientra nella Rete Natura 2000 (istituita dall’Unione Europea attraverso la Direttiva 92/43/CEE “Habitat”) e nel Parco Regionale dei Campi Flegrei (legge regionale n.33 del 01/09/1993) e gode pertanto di particolari tutele. Accanto alla conservazione ed alla gestione del patrimonio naturale, la legge regionale sulle aree protette si propone di perseguire anche la fruizione di queste ultime, come strumento di integrazione culturale ed economica tra le comunità locali e la natura.
Il Parco Regionale dei Campi Flegrei ha avviato un percorso per migliorare la fruizione delle principali aree naturalistiche, ma dopo 15 anni di mancata gestione pochi interventi hanno conservato parzialmente la propria efficacia, come nei casi del Monte Nuovo, del Lago d’Averno e della Foresta di Cuma. La maggior parte sono preda di abbandono, e parliamo di Capo Miseno, Torrefumo e Lago Fusaro. Altri siti non sono mai stati presi in considerazione, ed è emblematico il caso del Cratere del Gauro, con le vette di Monte Sant’Angelo e Monte Barbaro.
TUTTE LE CRITICITA’ – La rete sentieristica dei Campi Flegrei soffre di isolamento e mancanza di gestione unitaria. Il Gauro è in preda all’anarchia dei privati, sul Montenuovo due sentieri su tre sono abbandonati, la Foresta di Cuma soffre di una gestione, forse, troppo invadente, il sentiero di Capo Miseno è gestito da volontari, il lungolago Fusaro è chiuso. Sulla questione isolamento, basti pensare che il Montenuovo ed il Lago d’Averno sono gli unici siti ad essere collegati tra di loro. Il Lago Fusaro e la Foresta di Cuma si trovano lungo lo stesso tratto di costa, ma sono separati da alcuni chilometri di strada asfaltata, nonostante l’esistenza di campagne e dune da cui si potrebbe ricavare un sentiero; la falesia di Torrefumo, con il suo laghetto ed il porticciolo di Acquamorta formano un unicum con la zona di Miseno (lago, promontorio e spiaggia), ma una rete di ferro ne impedisce il collegamento; sul cratere del Gauro è possibile raggiungere solo le cime di Sant’Angelo e di Corvara, mal collegate tra di loro, ed è completamente inaccessibile quella del Barbaro.
COME INTERVNIRE – Sentieri ben tenuti svolgono anche il ruolo di pista tagliafuoco. L’adozione di una cartellonistica didattica-divulgativa, inoltre, migliorerebbe anche il turismo scolastico, di enorme importanza per gli operatori locali. Tutto ciò è possibile esclusivamente tramite un coordinamento dei Comuni e del Parco Regionale dei Campi Flegrei, con piccoli investimenti, a lungo termine. Recentemente l’amministrazione comunale di Agerola si è vantata proprio della manutenzione dei propri sentieri. Non un caso che i Monti Lattari, con la Penisola Sorrentina, sono un piccolo vanto campano. Il turismo escursionistico è un esempio di economia sostenibile ed i dati dicono che è in continua crescita, per concretizzarlo occorrono scelte politiche coraggiose e di ampie vedute.