La città di Pozzuoli vive una crisi politica “non dichiarata”. O quanto meno poco chiara, perchè le presunte ragioni della spaccatura della maggioranza sono lasciate “al detto, non detto”, possono essere intuite, ipotizzate, ma nessuno ha il coraggio di precisarle, agganciarle a qualcosa di concreto e renderle pubbliche in modo ufficiale.
I FATTI – Per ben 2 sedute consiliari, tenute il 29 e il 30 marzo, 8 consiglieri comunali di maggioranza (su un totale di 19) non si sono presentati in aula. A consentire il normale svolgimento dei lavori, con l’approvazione di provvedimenti importanti (o delicati) dopo oltre 3 mesi dalla precedente convocazione, furono in quelle occasioni alcuni consiglieri di minoranza che hanno garantito il numero legale. Questi i nomi degli assenti: Luigi Manzoni (che è anche presidente del Consiglio comunale), Maria Rosaria Testa, Salvatore Caiazzo (PD), Gianluca Sebastiano, Paolo Amato, Filomena D’Orsi (Lista civica di Figliolia), Lydia De Simone (Verdi), Antonio Villani (Idea Pozzuoli). Non hanno spiegato in aula le ragioni del loro dissenso, non hanno votato contro una o più delibere non condivise, sono stati semplicemente assenti. Perchè questo è il nuovo modo di lanciare segnali nell’ambito di un’assise politica locale: non ci si presenta, a prescindere delle conseguenze di queste azioni su cittadini direttamente o indirettamente interessati da ciò che si vota, si rinvia o si fa saltare. Solo dopo qualche giorno è arrivato un breve comunicato – che per dovere di cronaca riportiamo in formato jpg a fine testo – dal quale tuttavia non è possibile leggere una sola riga su una questione di merito e concreta. Gli 8 consiglieri citano, ma solo in modo sottinteso, il caso dei contributi economici riconosciuti agli occupanti del campo container di Via Dalla Chiesa come il “casus belli” della frattura; rivendicano “maggior dialogo, confronto e condivisione”, come impostazione di metodo, ma senza entrare nello specifico di nulla. Ribadiscono, sempre in linguaggio politichese, “l’impegno assunto con gli elettori, invitando (il Sindaco Figliolia) ad aprire un costante confronto con tutte le forze politiche, anche nei confronti delle parti sociali, su tutti i temi rilevanti per lo sviluppo della nostra città”. Parole che alcuni hanno voluto leggere come l’ufficializzione di una rottura, ma in termini letterali appaiono più come una porta lasciata aperta a nuovi accordi.
IL COMMENTO – Nuovi accordi. Ma su cosa? Sia chiaro: non è intenzione di chi scrive prendere parte in favore o contro opposte fazioni, dal momento che nessuno parla chiaro e non consente di capire da che parte è l’interesse della città. Se la condotta istituzionale degli 8 consiglieri è più che discutibile, è tutta la vicenda che appare triste, paradossale e ridicola. Il Sindaco, dopo le poche parole in Consiglio comunale, ad oggi si è limitato a prendere atto del problema, ma non ha sfidato gli 8 consiglieri ad uscire allo scoperto sulle reali motivazioni e non risultano convocate riunioni di verifica della (eterogena) maggioranza di governo uscita dalle elezioni o documenti ufficiali. Si tratta, del resto, di un film già visto nella precedente consiliatura: oggi rompono in 8, domani magari rientrano in 2, poi si invertono i ruoli, e così per 5 anni, che potrebbero anche essere qualcuno in meno. Stavolta abbiamo cominciato prima, dopo nemmeno un anno dal voto, mentre la giunta resta ancora con un posto di assessore congelato. A pagarne le conseguenze è la città, con un freno a mano tirato sulle grandi sfide che imporrebbero all’attuale classe dirigente (Sindaco, Giunta ed intero Consiglio Comunale) di accelerare i tempi. Bastino gli esempi del bando di affidamento del Rione Terra, della partneship con il Parco archeologico, del complesso culturale Toledo – Villa Avellino, o di questioni irrisolte come la gestione delle case di Monterusciello, del ricambio del personale comunale o degli impianti sportivi. Qualcuno pensa davvero che questioni così complesse, solo per citarne alcune, possano essere affrontate e gestite con queste tattiche sbiadite? Piuttosto improbabile. E allora si faccia il possibile per evitare di aggiungere altro piombo alle ali della città e prima che il senso di sfiducia verso le Istituzioni travolga anche Pozzuoli, che se ci si guarda intorno – tra tanti Comuni vicini sull’orlo del dissesto, costretti a vendere anche i propri palazzi consiliari – è ancora nelle condizioni di svoltare.