Licola, operai al lavoro al “canale abbruzzese” dopo 25 giorni di liquami in mare

Venticinque giorni consecutivi di scarichi fognari nel mare di Licola nell’immobilismo della Regione Campania e nel silenzio della politica puteolana e giuglianese. E’ quanto accaduto per quasi un mese. Questa mattina, domenica 8 ottobre, operai della ditta privata Pizzarotti-Suez che gestisce l’impianto di Cuma, su mandato della Regione Campania ricevuto ieri sera, sono al lavoro per riparare l’emergenza tecnica che ha causato il disastro. Dal “canale abbruzzese”, a causa di un guasto alle pompe di sollevamento, sono giunti direttamente nel mare di Licola liquami che in condizioni di normalità dovrebbero essere destinati agli impianti di depurazione di Cuma, per essere trattati. L’immobilismo della Regione Campania (ente proposto alla gestione degli impianti di depurazione) è durato troppi giorni per non essere condannato, così come il silenzio della politica locale, sia puteolana che giuglianese, che non si è mobilitata di fronte a questo scempio, probabilmente “troppo lontano” dalle aree dei centri urbani.

IL DANNO – Danno ambientale ed economico. A quanto pare, a causare il non funzionamento delle pompe di sollevamento ci sarebbe stato un banale furto di rame, che ha messo fuori uso l’impianto. Per 25 giorni il mare di Licola si è trasformato in una grande fogna. Un danno in primo luogo ambientale, ma in prospettiva anche economico per quella imprenditoria che da anni prova a rilanciare l’immagine del litorale domitio.

LA POLITICA – Preoccupante e assolutamente grave il tempo impiegato dalla Regione Campania per intervenire e porre rimedio. Secondo le dichiarazioni raccolte questa mattina sul posto (ai lati della domitiana, di fronte all’ex complesso noto come ristorante Di Francia) l’intervento di oggi dovrebbe mettere fine a questa emergenza. Imbarazzante il silenzio della politica giuglianese e puteolana. Non sono state registate prese di posizione dure da parte dei sindaci dei Comuni coinvolti, ne tanto meno da altre altre forze politiche, per spingere la Regione Campania ad intervenire in maniera celere e fattiva, ottemperendo alla funzione di rappresentanza dei cittadini. Ad oggi l’unica voce costante è stata quella del comitato “Licola Mare Pulito”, che mai ha smesso di denunciare e ha abbassato la guardia sul tema inquinamento.

(Operai al lavoro, foto di Paolo Visone)


(Liquami direttamente in mare, il video)

L’INCUBO CANALI – Restano le criticità strutturali. Il Canale Abbruzzese e l’Alveo dei Camaldoli sono due vere “spade di Damocle” che pendono sul mare di Licola e di tutto il litorale domitio. Da qui, infatti, arrivano la maggior parte dei materiali inquinanti che si riversano in mare e sull’arenile. I due canali, infatti, dovrebbero portare in mare le acque piovane, ma da anni vomitano veleno. Sotto accusa sono da un lato i numerosi allacci fognari abusivi (domestici e industriali), dall’altro i guasti agli impianti, come quest’ultimo caso. Senza contare poi la quotidiana inciviltà di chi sversa rifiuti solidi urbani direttamente nei canali, che una volta finiti in mare vengono restuiti dalle onde sulle spiagge.

Scritto da Redazione