Sul territorio flegreo i tempi sono maturi per discutere seriamente di politiche culturali e di un “teatro stabile”. Lo abbiamo fatto con Pasquale Ioffredo, attore nonchè presidente dell’associazione culturale En art, che ha già avuto modo di far conoscere e apprezzare i propri lavori, ultimo dei quali lo spettacolo “Se Steve Jobs fosse nato a Napoli”, completamente autoprodotto e messo in scena con successo lo scorso autunno al teatro “Galilei 104” di Città della Scienza.
Pasquale Ioffredo, vuoi illustrarci il contenuto della vostra proposta?
E’ una proposta che nasce più di un anno fa, il 4 feb 2013. Quel giorno l’associazione En Art protocollò al Comune di Pozzuoli una richiesta scritta per chiedere la disponibilità e l’impegno per un teatro stabile.
Cosa significa precisamente un teatro “stabile” ?
Parafrasando Paolo Grassi (nota: il creatore insieme a Strehler del primo teatro stabile di Italia a Milano) è “un organizzazione teatrale di servizio pubblico ovvero che nasce per la collettività e come bisogno naturale dei cittadini, soprattutto di quelli meno abbienti, di educarsi alla cultura e quindi al teatro inteso in tutte le sue forme.” Un teatro quindi a finanziamento pubblico, inserito in un circuito più ampio e slegato dal contesto prettamente locale, poiché la nuova normativa “Valore Cultura” in materia prevede la conversione di alcuni “teatri stabili” a “teatri nazionali” definendo con con chiarezza il ruolo e la funzione degli uni e degli altri, forse ampiamente disatteso nel corso di questi anni. Oggi c’è dunque una volontà ministeriale affinché i teatri diventino fucine di talenti. In questo modo all’elemento culturale può aggiungersi anche quello formativo, non solo artistico ma anche tecnico e professionale. E questo è un aspetto ancora più valido nei nostri territori, perché non alimenta illusioni, ma contribuisce alla creazione di concreti mestieri che possono tornare utili nella quotidianità e nel lavoro.
Quanto è importante un teatro stabile a Pozzuoli?
Un vero teatro comunale a Pozzuoli manca da 40 anni, e noi pensiamo che in una comunità di circa 90.000 abitanti il Comune debba prevedere una proposta culturale degna, realizzando quel diritto alla promozione culturale che è sancito anche dalla Costituzione. Certo, siamo ben coscienti e consapevoli che il momento non è favorevole per la spesa pubblica, ma pensiamo che si possa provare, con un meccanismo virtuoso, ad accingere a finanziamenti ad hoc, europei, su consiglio e indirizzo dell’amministrazione.
La vostra associazione ha già individuato dei luoghi?
Le proposte sono già state fatte. L’associazione, facendosi carico forse di un “sogno”, ha individuato nella Chiesa del Purgatorio (sconsacrata), adiacente al Rione Terra, un luogo idoneo affinchè l’amministrazione apra un ragionamento. Pensiamo quindi ad un teatro di non più di 100/150 posti a sedere, almeno per iniziare. E’ uno spazio già esistente, pubblico, per cui il Comune non dovrebbe spendere nulla per l’acquisto dell’immobile. E’ uno spazio dato dalla Curia, dopo aver ricevuto altri beni. E’ un posto centrale e quindi facilmente raggiungibile. Noi pensiamo, infatti, che il teatro possa diventare anche un attrattore per gli altri Comuni flegrei se ben collegato con la città ed il resto del territorio. L’ubicazione è un punto cardine ed è per questo che abbiamo dei dubbi verso altre proposte, come la costruzione di un teatro ex novo in altri quartieri (secondo quanto proclamato in campagna elettorale). La proposta lanciata dal consigliere Di Bonito, invece, che ha ipotizzato l’l’acquisto da parte del Comune di un immobile dell’ex cinema Toledo (ubicato sulla via Nuova) attraverso i fondi più europa, oltre ai soldi di ristrutturazione, ci trova perplessi sulla concreta fattibilità, poiché il Comune dovrebbe accollarsi i costi dell’acquisto ed il rischio è quello di ritrovarsi con un altro immobile nel patrimonio pubblico senza fondi per realizzare concretamente e in un secondo momento il teatro. Ribadiamo comunque che siamo aperti in via di principio a ragionare di qualsiasi proposta e che il teatro stabile deve rientrare ed essere comunque (concettualmente) “inglobato” nelle attività del Polo culturale di Palazzo Toledo, che rappresenta ormai una realtà e un punto di riferimento, coordinandosi con l’amministrazione.
La creazione di un teatro stabile comporta inevitabilmente un ragionamento sulle modalità di gestione. Ne avete discusso?
Sulla governance bisogna stare molto attenti. Diciamo no a carrozzoni con una gestione pubblica al 100%. Il teatro può diventare occasione di sviluppo se si mettono in campo le risorse principali della città che è il talento ed il capitale umano. Noi abbiamo proposto una gestione condivisa, magari con l’ausilio di una cooperativa di settore, che coinvolga forze giovani. E non parliamo solo di artisti, ma di tutte le professionalità del mondo che gira intorno a un teatro (tecnici, artigiani, macchinisti, addetti stampa. Sulle modalità deve essere chiaro che da parte nostra (e di chiunque) non ci devono essere “mire”. Noi avanziamo una proposta per la città e non abbiamo interessi particolari. L’amministrazione dovrebbe essere in questo processo quanto più trasparente possibile, con bandi di concorso per verificare chi ha i titoli per concorrere alla gestione. All’interno della stessa cooperativa, è possibile ipotizzare un meccanismo tale da garantire una predisposizione all’inclusione. E qui ci vuole anche un senso di responsabilità sull’essere giovani e sul voler bene alla propria terra.
Quale può essere, invece, il tipo di “offerta”?
Il teatro deve essere aperto alle richieste della città, ma che ciò è cosa ben diversa da uno spazio ricreativo. L’amministrazione da questo punto di vista deve chiarire qual’è la proposta culturale. Noi pensiamo ad un teatro a 360 gradi, che comprenda, oltre ad una campagna di abbonamenti e ad un cartellone teatrale all’altezza, anche spazio nel calendario per rassegne di compagnie amatoriali, laboratori di formazione artistica e tecnica, matinè per le scuole, festival, mostre, eventi.
Avete avuto contatti con le Istituzioni?
Sì, con la terza commissione permanente del Consiglio comunale di Pozzuoli, il giorno 15 feb 2013. In quella circostanza i rappresentanti dell’amministrazione hanno ritenuta positiva la richiesta “al fine di iniziare un percorso dove vi sia la possibilità di creare opportunità non solo culturali ma anche di lavoro.” Un’altra riunione, più recente, si è tenuta martedì 14 gennaio e la commissione ha discusso insieme all’Ass. del Comune di Pozzuoli con delega alle cultura Franco Fumo e alla nostra associazione tutte le ipotesi possibili. Siamo ancora in fase interlocutoria, ma per la prima chi governa la città di discute di questo e per noi è un passo molto importante, perché c’è volontà dopo anni di abbandono.”
Il sasso è stato lanciato, pubblicamente. Ora è il momento di insistere sui contenuti e sulle verifiche di concreta fattibilità, affinché chi di competenza si assuma le proprie responsabilità. Nell’ottica non solo puteolana, ma di una città metropolitana flegrea.