FOTO DI PAOLO VISONE
Lavori fermi da maggio, nessuno sul posto a cui chiedere informazioni, vigilanza zero. E’ questo lo stato dell’arte nel cantiere pubblico adiacente al lotto tre di Monterusciello, dove dovrebbero sorgere gli 80 alloggi popolari, da destinare ad altrettanti nuclei familiari. Cinque palazzine, alcune delle quali con soli due piani innalzati. Già individuati gli assegnatari, molti dei quali vivono ancora nei containers post-bradisismo da circa trent’anni, facendo di Pozzuoli da questo punto di vista un caso probabilmente unico in Italia.
Come è noto, i lavori sono stati fermati dopo l’interdittiva antimafia della Prefettura che ha raggiunto la ditta che si è aggiudicata l’appalto (a massimo ribasso) nel 2008 (Esa Costruzioni). Un fatto risalente ad aprile del 2013, a cui è seguita l’inevitabile rescissione del contratto da parte del Comune di Pozzuoli. Solo a dicembre, dopo una serie di rimbalzi di responsabilità, il cantiere è stato riconsegnato all’Ente pubblico, che ora è alla ricerca di una nuova impresa che concluda i lavori. Operazione non facile, poiché le ditte che seguono in graduatoria dovrebbero accettare di continuare l’opera secondo i costi e i termini economici previsti nella gara d’appalto di oltre 5 anni fa.
La situazione potrebbe sbloccarsi a giorni o impantanarsi pericolosamente. Contattato telefonicamente, l’assessore ai Lavori Pubblici di Pozzuoli Mario Marrandino ha dichiarato che “oggi (n.d.r. 9 gennaio) c’è stato un primo incontro con la seconda ditta in graduatoria. Attendiamo una risposta ufficiale tra la serata di oggi e domani”. In caso di un loro rifiuto il rischio è che a Monterusciello sorga una nuova “cattedrale nel deserto”, un’opera incompiuta con denaro pubblico ai danni di chi oggi aspetta legittimamente un alloggio popolare. Non a caso i responsabili regionali del sindacato inquilini SUNIA hanno rivolto un appello al Prefetto e chiesto un tavolo alla Regione per inserire il caso Pozzuoli nella più ampia questione del problema casa in Campania.