Lo scorso 13 maggio il crocifisso denominato “De Cioffis” ha fatto ritorno nell’omonima cappella di provenienza situata sul Rione Terra, nei pressi dell’entrata del Duomo. L’opera, ora restituita insieme ad altre tre alla città di Pozzuoli, è stata dapprima salvata da eventuali furti su commissione dell’allora soprintendente Raffaello Causa, intorno agli anni ’80, il quale la fece trasferire nei depositi del Museo Nazionale di San Martino, per poi essere restaurata ed esposta al Museo di Capodimonte fino allo scorso mese.
IL CROCIFISSO – Il manufatto, di autore ancora ignoto, risale tra la fine del XIII e l’inizio del XIV. ed è realizzato in legno policromo, con uno stile lineare piuttosto rigoroso, e con una certa sobrietà delle linee. Il corpo, sebbene l’opera rappresenti un evento cruento, risulta ingentilito dalla serenità del volto. Il tutto contribuisce a rendere il crocifisso un capolavoro di straordinaria bellezza e pregio. Ad esso è collegata anche un’antica leggenda secondo la quale sia stato il maremoto, generato dagli eventi sismici del 1538, a trasportarlo fino alle coste puteolane, proveniente probabilmente dal villaggio di Tripergole, più precisamente dalla chiesa di Santo Spirito.
DOPO IL RITORNO, PATRIMONIO “NASCOSTO” – Positiva la notizia del ritorno alla sua collocazione originaria, anche se risulta essere piuttosto scomoda per chiunque voglia ammirarlo. Il crocifisso è infatti attualmente visibile solo attraverso una porta di vetro, senza alcun riferimento che ne indichi la collocazione o quantomeno il contenuto della cappella, a meno che non ci si ponga ad una distanza piuttosto ravvicinata o le condizioni luminose lo consentano. Dalla galleria del palazzo di Capodimonte alla collocazione attuale vi è senza dubbio una notevole riduzione di visibilità, a discapito della sua fruizione. Giusto voler preservare l’opera, a patto però che questo non significhi nasconderla agli occhi dei più curiosi.
I DUBBI – Non vorremmo trovarci di fronte all’ennesimo esempio di campanilismo che di certo non arreca alcun beneficio all’opera, anzi al contrario ne limita il ruolo di potenziale attrattore turistico e culturale. Quali sono i progetti al riguardo? É questo il valore che merita una delle opere più importanti di Pozzuoli? É l’ennesima falla di una mancata struttura logica di promozione culturale del territorio? Ci auguriamo che così come si è lavorato nei mesi scorsi per la sua restituzione, si faccia altrettanto in un prossimo futuro dare all’opera il giusto riconoscimento, e soprattutto la giusta visibilità.