Dopo le proteste e gli appelli, rivolti anche al Capo dello Stato, a sostegno degli sfollati alloggiati finora in camere di albergo, sono allo studio nuove soluzioni tampone da parte di Prefettura, Regione e Comune di Pozzuoli. Secondo quanto riferito dalle famiglie direttamente interessate, si valuta una ulteriore proroga fino al 31 luglio da chiedere a Federalberghi “per accompagnare le famiglie che non hanno altre alternative fino all’erogazione del contributo di autonoma sistemazione”.
Ciò nonostante, resta il problema di fondo. Il secondo decreto Campi Flegrei (n. 91 del 2 luglio 24) non ha dato risposte giuste e sufficienti ai bisogni e ai diritti della nostra comunità. Le risorse sono poche e mal distribuite. Gli strumenti sono sbagliati e poco tempestivi. Chi verrà sgomberato in futuro potrà contare solo su un bonus dello Stato, insufficiente a coprire i costi di affitto raggiunti nelle aree limitrofe alla zona bradisismica. Di fatto, oltre 1500 persone, con numeri in continuo aumento e aggiornamento, vengono lasciate sole di fronte alla libera speculazione del mercato degli affitti.
Alla vicinanza e alla solidarietà umana verso i concittadini che hanno ricevuto ordinanze di sgombero o diffide di abitabilità dopo le scosse del 20 maggio, i promotori dell’appello Pozzuoli Resiste accompagnano rivendicazioni concrete e precise. Ecco le proposte, articolate e fattibili, che avanziamo:
1. Modificare l’accordo tra Regione Campania e Federalberghi, che non può basarsi su una disponibilità dei singoli operatori alberghieri esclusivamente occasionale e volontaria. La sistemazione in albergo per gli sfollati che non hanno alternative non va limitata ai periodi di panico immediatamente successivi agli eventi sismici e ne va garantita la continuità, fino al rientro nelle originarie abitazioni.
2. Aumentare i contributi economici di autonoma sistemazione (oggi tra i 400 a 1100 per nucleo familiare, in base alla sua composizione) e legarli a un sistema di controllo del mercato degli affitti, per evitare una corsa al rialzo dei prezzi.
3. Potenziare lo strumento già esistente del “canone concordato”, con la convocazione di un Tavolo di crisi tra Regione, Comuni, sindacati degli inquilini e dei proprietari di immobili.
4. Pur in assenza di una dichiarazione di “stato di emergenza”, che nella situazione attuale non auspichiamo per le deleterie conseguenze che avrebbe su tutto il territorio, lo Stato deve mettere in campo adeguati strumenti normativi e fiscali per regolare il mercato degli affitti e impedire che le proprietà immobiliari restino vuote. In particolare, va garantito il diritto degli inquilini a sospendere l’affitto e a rientrare quando possibile alle stesse condizioni, con proroga del contratto. E vanno sostenuti i piccoli proprietari nella sospensione dei mutui per le abitazioni oggetto di sgombero, fino alla conclusione dei lavori di riqualificazione sismica.