FOTO DI ANDREA D’AGOSTINO
Sono passati quasi due anni dall’incendio che coinvolse Monte Nuovo, più precisamente era il luglio 2012 quando le fiamme, di origine ancora ignota, interessarono il versante sud, verso Arco Felice, proprio quello più vicino alle abitazioni. In quella zona vi è una pineta artificiale piantata negli anni ’30 che è stata irrimediabilmente danneggiata dalle fiamme. Ancora oggi sono visibili i tronchi anneriti e quasi la metà degli alberi sono morti o morenti.
Proprio nel 2012 però erano previsti dei finanziamenti, più precisamente 200 mila euro nell’ambito dei fondi Pirap, che avrebbero dovuto interessare la pineta. Nello specifico si trattava di 200 mila euro di fondi regionali che avrebbero finanziato l’abbattimento dei pini per sostituirli con il leccio, un albero di cui Monte Nuovo è già ricco. Questi soldi però sembra proprio che siano persi e non risulta ci sia stato alcun interesse da parte dell’attuale amministrazione nel seguire adeguatamente le procedure per accedere ai finanziamenti. Ad oggi però è inutile piangere sul latte versato e serve una prospettiva futura, che però non si intravede.
L’oasi di Monte Nuovo ha un problema evidente di scarsa manutenzione ordinaria causata dal disinteresse sia del Comune di Pozzuoli che del Parco Regionale dei Campi Flegrei. È a dir poco indecoroso che i cestini della spazzatura non vengano svuotati probabilmente da anni; molti di questi pare ormai siano del tutto inservibili perché completamente abbattuti, come del resto non sono in buono stato nemmeno i tratti di staccionata che dovrebbero mettere in sicurezza i punti panoramici.
Un altro grosso problema è invece strettamente dovuto all’incendio, o meglio a come non sia stato gestito il dopo incendio. Dal punto di vista naturalistico un incendio non è mai un problema, la natura ristabilisce sempre un equilibrio e nel caso di Monte Nuovo l’incendio è stato più violento nella pineta proprio perché quel genere di alberi è meno resistente alle fiamme. Ma come già detto, in natura si ristabilisce sempre un equilibrio e la scomparsa progressiva della pineta verrebbe lentamente accompagnata dalla crescita della macchia mediterranea di cui il vulcano è già ricoperto. Si potrebbe persino dire che quell’incendio è stata una buona occasione per accelerare il processo di rinaturalizzazione dell’oasi, che a questo punto avverrà indipendentemente dagli interventi esterni.
Il compito dell’uomo in questa situazione potrebbe anche limitarsi ad essere un semplice osservatore, se non si avesse a che fare con un area verde aperta al pubblico ed in pieno centro abitato. La presenza di alberi morti o morenti in caso di un nuovo incendio alimenterebbe ulteriormente le fiamme. Già due anni fa l’incendio arrivò a pochi metri dalle case, la prossima volta con molta più legna secca sul terreno le fiamme potrebbero propagarsi più velocemente e con maggiore intensità, mettendo seriamente a rischio la vita degli abitanti e di chi sarà chiamato a spegnere le fiamme. A ciò va anche aggiunto che gli alberi ed i rami secchi cadendo potrebbero ferire qualche mal capitato che vi si trovi nelle vicinanze.
Per risolvere questi problemi però non servirebbero interventi straordinari o particolarmente costosi, basterebbe solo abbattere gli alberi già morti o morenti ripulendo il terreno dalla legna, in modo che pian piano la natura ritorni in possesso dello spazio occupato oggi dalla pineta ed in pochi anni avremmo un’area naturalistica completamente restituita al suo splendore originario, anche lì dove l’uomo è intervenuto maggiormente.