A Pozzuoli esiste un progetto urbanistico dal lato ingressi di Villa Avellino, voluto dall’amministrazione comunale, riproposto ancora una volta nel Piano delle opere pubbliche, che ha raccolto la contrarietà di cittadini e gruppi politici di opposizione. Alcuni “titoli” si sono spinti a parlare di “sventramento di Villa Avellino”, mentre il Sindaco ha qualificato la proposta come “intervento di riqualificazione”. Abbiamo voluto dare la parola al comitato di cittadini “Amici del Borgo San Giuseppe”, per capire, in modo puntuale e ragionato, come stanno le cose.
L’INTERVISTA
- Arch. Di Bonito, carte alla mano, cosa prevede questo progetto e perché siete contrari?
Premetto, innanzitutto, che il sottoscritto parla a nome del Comitato spontaneo “Amici del Borgo San Giuseppe” che raccoglie la stragrande maggioranza dei residenti di Viale Capomazza e Pendio San Giuseppe ed è registrato presso il Comune di Pozzuoli con prot. 34219 del 16/05/2019. Riguardo al progetto attuale, questo prevede oltre alla sistemazione dell’area parcheggio di Villa Avellino, la creazione di percorsi promiscui, a servizio sia dei pedoni che di mezzi carrabili, pavimentati con grigliati in cemento drenanti, che dovrebbero consentire sia l’ingresso pedonale al parco pubblico che alle zone a parcheggio. Inoltre, detti percorsi promiscui concludono con una rampa di uscita sul sagrato della Chiesa del SS. nome di Gesù (detta di San Giuseppe). Orbene, Il comitato ritiene che detta sistemazione comporti l’abbattimento di molti alberi; inoltre la realizzazione della rampa fra l’area parcheggio e il sagrato della Chiesa, stravolge la connotazione architettonica del luogo. Quest’ultima, così come rappresentata nei grafici di progetto, oltre a comportare ingenti opere di scavo, si configura con una larghezza di circa 2 m e una pendenza superiore al 15%, che risulta sicuramente non idonea ad essere utilizzata da disabili, ma solo promiscuamente da auto e motocicli.
- Oltre a ragioni di inopportunità, esistono, secondo voi, anche profili di illegittimità sul piano urbanistico?
Si ritiene che gli interventi previsti in progetto non rispettino le norme di salvaguardia previste dal PRG vigente. Difatti, l’area a verde compresa fra il parcheggio antistante il parco pubblico e il Viale Capomazza è ricadente nella Z.T.O. A2_3 del PRG vigente. L’art. 19 delle norme di attuazione del PRG prevedono per quest’area: “la tutela dei valori storico-architettonici e ambientali ivi presenti; inoltre, l’area è assoggettata a restauro urbanistico e architettonico nonché a risanamento conservativo in uno con la tutela e la valorizzazione dei beni archeologici in essa presenti“. Orbene, si ritiene che gli interventi previsti in quest’area oltre a stravolgere l’area a verde, realizzano percorsi promiscui carrabili che modificano le caratteristiche ambientali del luogo mediante trasformazioni invasive di dubbia utilità. Inoltre, anche in merito alla famosa rampa di collegamento, si fa presente che l’area dove si erige la chiesa del SS. nome di Gesù, è sempre stata separata sia architettonicamente che orograficamente dall’area verde del parco pubblico, la quale risulta sopraelevata di circa 2,00 m., e non si comprende perché si voglia creare un nuovo collegamento carrabile, che finirà per stravolgere il contesto e la memoria del luogo, che si presenta insieme al pendio San Giuseppe come uno degli angoli più ameni e caratteristici del borgo antico.
- Quali modifiche sono state apportate tra il progetto originale e quello in discussione oggi? Le ritenete soddisfacenti?
Il progetto originario di sistemazione dell’area fu approvato dall’amministrazione con delibera di giunta n. 18 del 25.01.2019; esso prevedeva la realizzazione di un nuovo sistema di viabilità mediante la realizzazione di una strada a senso unico con ingresso dal parcheggio di villa Avellino, la quale, sfondando la recinzione del parco, passava davanti al sagrato della chiesa del SS. Nome del Gesù e si ricongiungeva al Viale Capomazza. Il progetto proponeva tra l’altro la rimozione della pavimentazione in cubetti di pietra basaltica e la realizzazione di una pavimentazione in asfalto. Quel progetto, anche grazie all’opposizione dei consiglieri di Pozzuoli Ora e M5S e alle osservazioni presentate dal Comitato, fu stralciato momentaneamente dal piano triennale delle OO.PP. approvato in data 01.04.2019, per poi essere rimodulato e ripresentato nel settembre dello stesso anno. Con Il nuovo progetto, il comitato ritiene che l’intenzione di realizzare una nuova strada sia rimasta in fieri e venga solo dissimulata mediante l’indicazione di una rampa definita per disabili, ma che di fatto induce a pensare che serva a ben altro, vista la larghezza di oltre 2 m. e la pendenza superiore al 15%. Gli interventi previsti, oltre a prevedere il sacrificio di aree verdi, stravolgono il carattere pedonale dell’area, che attualmente rappresenta un importante percorso pedonale per chi dalla zona alta di Pozzuoli può raggiungere il porto passeggiando attraverso il parco pubblico e il pendio San Giuseppe. In particolare, non si comprende la necessità di stravolgere un’area verde e un contesto architettonico ben definito per la realizzazione di una rampa di cui non se ne ravvede alcuna utilità: la rampa in progetto per pendenza e dimensioni non può essere utilizzata da disabili; un eventuale accesso per disabili sarebbe sicuramente poco sfruttato, considerando che le scale del Pendio San Giuseppe impediscono l’accesso al parco da Sud, e che l’ingresso al parco di Villa Avellino è molto più comodo dal parcheggio di Via Carlo Rosini; in ultimo, se davvero si volesse creare un accesso per disabili, perché realizzare opere così invasive, invece di una semplice struttura metallica esterna a due rampe parallele che consenta l’utilizzo ai soli disabili, senza lasciare alcun dubbio di uso promiscuo? Per tutte le ragioni di cui sopra si ritiene il progetto assolutamente non soddisfacente e dannoso per tutta la collettività.
- Al momento qual è lo stato di avanzamento del progetto? E quali azioni intende promuovere il comitato per impedirne la concreta realizzazione?
Attualmente il progetto è in attesa di ottenere il parere di compatibilità paesaggistica ai sensi dell’art 146, comma 5, del D.Lgs. n. 42/2004, dalla Soprintendenza competente. Il Comitato, durante tutto l’iter progettuale, ha inviato a più riprese a mezzo PEC le proprie osservazioni sia all’Amministrazione comunale che alla Soprintendenza competente sul territorio. Inoltre, in data 29.10.2019 ha notificato all’amministrazione comunale, per tramite del proprio legale, un atto di diffida in autotutela, con il quale ha richiesto l’annullamento delle delibere di approvazione del progetto preliminare e si è riservato di ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale in caso di successiva approvazione in G.C. del progetto definitivo. A tutt’oggi, l’amministrazione non ha dato alcuna risposta alle nostre richieste, ma il Comitato è pienamente convinto nel continuare la propria battaglia e ricorrere a tutti i gradi di giudizio per il riconoscimento delle proprie ragioni. Ogni giorno raccogliamo un consenso sempre maggiore da parte della cittadinanza e molte sono le persone disposte a fiancheggiarci e ad aiutarci anche economicamente per affrontare questa importante battaglia per tutta la collettività.
CONSIDERAZIONI – A quanto detto dall’arch. Di Bonito, aggiungiamo alcune nostre osservazioni.
1) L’ipotesi di sacrificare una porzione di verde pubblico, anche se limitata, per realizzare qualche posto auto o un collegamento viario, è da respingere per ragioni concrete e al tempo stesso di principio. Non cambia le cose il fatto che si tratta di una decina di alberi, soprattutto se nel resto della città il saldo tra alberi abbattuti (in gran parte per motivi di sicurezza) e quelli piantati è da qualche tempo tristemente sfavorevole a questi ultimi. La sostituzione lungo le strade pubbliche avviene in ritardo e solo parzialmente (da Toiano a Monterusciello), così come procede a rilento l’iter amministrativo per la riforestazione del Montenuovo, mentre altri polmoni verdi come il Castagnaro e il Cratere del Monte Gauro, di proprietà privata, sono spesso oggetto di abbattimenti a fini commerciali fin troppo estesi, di intesa con le autorità preposte a dare le autorizzazioni. In questo contesto, trasformare un pezzo di verde pubblico nel cuore della città in un parcheggio, sia esso parte integrante di Villa Avellino o una sua “pertinenza”, non è un bel segnale di politica “green”.
2) Per anni Villa Avellino, e in particolar modo la nuova area spettacoli, è stata concepita come spazio da legare, fisicamente e concettualmente, al polo culturale di Palazzo e Torre Toledo. Sono stati spesi milioni di euro di fondi “Piu Europa”, ma ad oggi, per motivi poco conosciuti alla cittadinanza, i lavori non sono stati ultimati e l’inaugurazione dell’area spettacoli è stata rinviata e riannunciata dall’amministrazione comunale più volte, più o meno dal 2016, ogni anno, fino all’arrivo del covid. Da quanto si apprende sull’albo pretorio un nuovo intervento pubblico dovrebbe finalmente completare questo pezzo di città, così strategico per lo sviluppo culturale. Ebbene, realizzare un tratto di strada con materiali carrabili, percorribile da auto e moto, che lambisce fisicamente lo spazio riservato al pubblico – salvo poi dover chiudere la “strada” al traffico in occasione di eventi che si auspicano non occasionali, almeno durante l’estate – non sembra una scelta molto funzionale alle politiche culturali. Altra cosa è riqualificare e ottimizzare l’area parcheggio esistente.
3) Sulla questione della “rampa disabili”, c’è poco da aggiungere: se tale “rampa”, prevista nelle adiacenze della chiesa di San Giuseppe, per le sue caratteristiche di pendenza e di dimensioni, non può effettivamente servire allo scopo dichiarato, siamo di fronte ad una grave e desolante forzatura, oltre ad uno svilimento del tema dell’accessibilità, che non fa onore a nessuno.
La nostra redazione è a disposizione dell’amministrazione comunale qualora voglia intervenire e replicare, argomentando la validità del progetto o smentendo quanto sostenuto dal comitato di cittadini. In caso contrario, se le carte non mentono, auspichiamo che prevalga il buon senso e che la contrarietà trasversale in seno alla cittadinanza porti al diniego delle autorizzazioni da parte della Soprintendenza o, meglio ancora, al ritiro di questo progetto, così come è, da parte dell’amministrazione locale in carica o di quella che seguirà.