Questa mattina, mercoledì 10 maggio, gli operai del cantiere Rione terra di Pozzuoli hanno manifestato a seguito di presunti intoppi nel flusso dei fondi pubblici che finanziano il cantiere. Nel tentativo di approfondire la notizia, pare che l’episodio rientri nella “ordinaria amministrazione” e già nei prossimi giorni dovrebbero esserci incontri per risolvere ogni aspetto burocratico. Qualche riflessione, però, da parte della nostra redazione è d’obbligo.
Una scena vista e rivista. Ancora una volta, si ripete il rituale balletto delle minacce di licenziamento, del blocco delle procedure e dei finanziamenti a singhiozzo. E’ una situazione intollerabile, dopo 47 anni dallo sgombero e 25 dall’avvio dei lavori, che ormai assume le sfumature del ridicolo e del paradossale. Il Rione Terra è diventato da molto tempo una “Salerno – Reggio Calabria bis”.
C’è un equivoco di fondo nel sentire comune dei puteolani a proposito del Rione Terra, che a nostro avviso va chiarito. La tutela delle condizioni contrattuali degli operai del cantiere non può essere confusa con l’incoraggiare ipotesi di lavoro infinito a beneficio delle ditte appaltatrici, da prolungarsi negli anni come un improprio ammortizzatore sociale. Solo una decisa accelerazione verso il bando di gara per l’assegnazione e l’utilizzo del patrimonio immobiliare può mettere fine a questa farsa. Nell’interesse della città, del suo possibile sviluppo turistico-culturale e delle giovani generazioni.