Può un click sostituire il dibattito democratico e la partecipazione diretta nei luoghi fisici? Può il web preservare la democrazia, garantendo la libertà reale di espressione?
Sono questi, in sostanza, gli interrogativi che il sociologo genovese Alessandro dal Lago pone nel suo ultimo lavoro “Click! Grillo, Casa leggio e la demagogia elettronica” edito dalla napoletana Cronopio. Ironico, irriverente, dissacrante il pamphlet politico è suddiviso in due parti: Supermarket della democrazia e Mo’vimento con 10 capitoli dai titoli icastici. Ne viene fuori un’acuta disamina della cosiddetta “Casaleggio e Associati-blog di Beppe Grillo-M5S” che lascia intravedere, secondo dal Lago, inquietanti panorami nel prossimo futuro.
Attraverso un’analisi più ampia e articolata del sistema di funzionamento della rete e dei suoi meccanismi apparentemente liberi, l’autore suggerisce una riflessione più profonda, che va oltre una lettura semplicistica del fenomeno; una lettura evidentemente strumentale ai fautori di una veste immateriale della politica che passa e si forgia nelle maglie del web, nascondendo ad arte intenti demagogici e propagandistici. “Se i mieiconcittadini” scrive Dal Lago, nelle conclusioni del saggio “dopo essersi fatti governare per sessant’anni da comunisti, democristiani, berlusconiani, democratici o da qualche mescolanza bipartisan di queste culture politiche, ora vogliono farsi governare da qualche agenzia di servizi online si accomodino. Io preferirei di no.” Drastica e disincantata la conclusione del sociologo che nella costruzione mediatica del successo del movimento 5 stelle vede insinuarsi il pericolo di una dittatura mediatica, sotto l’alibi di una rappresentanza nei fatti inesistente, in quanto chi siede in Parlamento ha la pretesa, sostiene Dal Lago, di essere il popolo più che di rappresentarlo.
Il viatico fondamentale è il linguaggio,totalizzante e manipolatorio. Attraverso la rete e i blog i guru del movimento richiamano le masse deluse e disorientate, catturano l’insoddisfazione generale e trasversale alimentando energie, rafforzando posizioni dissonanti e provocatorie che non trovano però sbocco, secondo la tesi del sociologo, in un reale e concreto progetto politico. Il peggior demerito si intuisce dalla lettura del testo, è la perdita del contatto stesso col mondo reale. Le persone sono chiamate alla “partecipazione democratica” attraverso un click, da qui il titolo del libro. Un’idea che Dal Lago definisce folle. Perché allora in Italia un tale sistema di “manipolazione di massa” è riuscito ad affermarsi lì dove in altri paesi non sarebbe mai stato possibile?Dal Lago sostiene che l’enorme fragilità del sistema politico e partitico italiano ha reso questa “manovra mediatica” possibile, sfruttando un assetto già di per sé labile e precario.
Chi crede cosi di partecipare, influire, decidere attraverso un click in realtà è manipolato da un gruppo di cui non si conoscono chiaramente gli intenti, un gruppo che non si sottopone ad alcun giudizio, ad alcuna verifica, sottraendosi così ad un confronto che non sia quello regolato dalle leggi che lo stesso movimento ha deciso e imposto: lo statuto-non statuto del movimento. L’effetto è sotto gli occhi di tutti: una deriva democratica, che invece di alimentare differenze e libertà le distrugge, generando un processo livellatore e spacciando per “libertà” ciò che invece sembra l’unica scelta possibile.
Ecco che quindi il salto è necessario dal fenomeno Grillo al web tiranno che spazza via la democrazia trasformandola in demagogia, sotto intenti apparentemente liberatori. “Senza selezione, esaltazione delle competenze, accesso critico alla rete, in buona sostanza, si assisterà inevitabilmente alla resa della politica alla finzione di una democrazia degli uguali, a cui la rete offre l’illusione di un “accesso free”” commenta Alessandro Barbano, direttore de Il Mattino, durante la presentazione del testo all’università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Volendo ampliare la questione a categorie più generali quella che sembra mancare in Italia è la “pars costruens”, ovvero un’idea di sviluppo per il paese, che è venuta a mancare, fomentando il germe del disordine politico-sociale, oltre che ideologico.
“Oltre ad un problema di mancata rappresentanza politica siamo di fronte alla smaterializzazione del potere, che diventa esso stesso volatile, inconsistente” dichiara lapidario il sociologo Antonello Petrillo, intervenuto alla presentazione del libro. “E’ fondamentale restituire al potere la sua materialità, a partire dal linguaggio, perché, come sostiene Foucault, è proprio attraverso il linguaggio che si insinuano e si manifestano i meccanismi di potere” commenta ancora Petrillo, che invoca la necessità di ripristinare innanzitutto il legame con i territori e con le persone che popolano quei territori per restituire alla politica la sua vocazione primaria di “cura della polis” e non cura degli interessi personalistici e lobbystici. Linee guida imprescindibili perché l’attuale giungla di internet di cui si alimenta la stessa politica non si trasformi in una giungla di civiltà.