Il principale processo legato all’emergenza rifiuti si è concluso con una sentenza di assoluzione. Il Tribunale di Napoli ha ritenuto che per il disastro monnezza in Campania, durante gli anni della gestione commissariale, non ci sono responsabilità penali, come invece sosteneva il Pm Sirleo. Tra gli imputati “eccellenti” c’erano tra gli altri Antonio Bassolino, in qualità di ex commissario straordinario dell’emergenza dal 2000 al 2004, assolto dall’accusa di concorso dei reati di truffa per i quali era stato rinviato a giudizio; Pierluigi Romiti, ex manager del gruppo Impregilo; Armando Cattaneo, ex amministratore delegato di Fibe; Angelo Pelliccia, ex direttore generale di Fibe. In tutto 28 imputati, accusati a vario titolo per reati di frode in pubbliche forniture, truffa e falso.
Quella conclusa ieri è solo una delle code giudiziarie derivanti dagli anni del disastro rifiuti, oltre a quelle legate alle inchieste sull’impropria gestione delle “ecoballe”, sulla “marea nera” di percolato finito direttamente a mare nell’estate del 2009, e sui collaudi degli impianti di produzione di cdr. Il processo conclusosi davanti al Collegio della V Sezione presieduto da Maria Adele Scamardella, del resto, era giunto alla vigilia della sentenza in parte già “svuotato”, poiché molti dei reati erano caduti comunque in prescrizione per le troppe lungaggini processuali. Sorte, quest’ultima che potrebbe toccare anche agli altri processi. Ma l’assoluzione in ogni caso è stata nel merito, “perché il fatto non sussiste”. Nessuno, dunque, è stato dichiarato penalmente colpevole per le presunte anomalie e inadempienze nel contratto di gestione del ciclo rifiuti stipulato dal commissario straordinario e la società Fibe-Impregilo.
Questi i fatti giudiziari, in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza. Restano, però, da fare molte e articolate considerazioni e valutazioni politiche.
L’assoluzione decisa dai Giudici per l’accusa di aver commesso reati penali, che presuppongono colpa o dolo, non significa nel modo più assoluto chiudere gli occhi e archiviare il giudizio sul piano politico. E’ impossibile dimenticare quegli anni. C’erano i cumuli di rifiuti in strada, le discariche chiuse e senza alternative, il termovalorizzatore di Acerra fermo, le ecoballe stoccate e abbandonate nell’hinterland (e ci sono ancora). Il contratto con Impregilo, che Bassolino mantenne in essere, fu rescisso solo con legge dello Stato nel 2005. L’emergenza rifiuti ha rubato venti anni delle nostre vite, in termini umani, socio-culturali e sanitari. Quel caos ha oggettivamente favorito la perdita di vista, anche e soprattutto tra le popolazioni e le comunità dei territori, del vero problema legato ai rifiuti, che resta lo smaltimento illecito di ogni tipo di materiale. Questa sentenza, dunque, di cui va semplicemente preso atto, non assolve sul piano politico chi ebbe ruoli di responsabilità istituzionale e gestionale. Il verdetto dei giudici conferma, caso mai, che per rovinare un Paese o una Regione non occorre aver commesso reati; basta essere oggettivamente inadeguati a prendere scelte forti e adeguate per risolvere i problemi. Lo stesso Antonio Bassolino, che di questa complessa vicenda è sicuramente l’emblema ma non l’unico responsabile, dichiara in un’intervista a Conchita Sannino su La Repubblica di oggi 5 novembre di “aver commesso errori sulla gestione dei rifiuti, non riuscendo a superare problemi e mancanza strutturali del ciclo”.
Uno dei difetti dell’Italia è quello di passare avanti senza analizzare il passato. Soprattutto “a sinistra” non è stata ancora svolta alcuna autocritica su quella stagione in Campania definita “bassolinismo”, che va ben oltre la singola persona. Una stagione contrassegnata dalla semplice gestione dell’esistente, con tutto ciò che ne è derivato in termini di clientele, sacrificando spesso il dibattito e la partecipazione democratica nelle sedi politiche e le speranze inziali di cambiamento, in favore di una compatibilità assoluta al sistema dei poteri forti che hanno condizionato le sorti della Regione. E’ bene ricordarlo, soprattutto in tempi così confusi che già fanno immaginare a più di qualche osservatore un prossimo tentativo di riciclo politico degli infausti protagonisti di quegli anni.