E’ stata inaugurata la mostra “Terra. La scultura di un paesaggio” al Palazzo De Fraja al Rione Terra di Pozzuoli, che rientra nel progetto “Terra” promosso dal Parco archeologico dei Campi Flegrei, con il sostegno della Regione Campania nell’ambito del Piano mostre del POC 2014/2020. L’esposizione sarà aperta al pubblico, gratuitamente, ogni giovedì, sabato e domenica mattina, fino al 31 marzo e, fatto non secondario, è stata allestita nei locali al piano terra di Palazzo De Fraja, la cui destinazione d’uso finale è proprio quella di museo civico-archeologico.
I DETTAGLI – La mostra raccoglie reperti inediti, mai esposti finora, frutto degli ultimi 15 anni di ricerca e di scavi condotti a Cuma da Università (Federico II, Orientale e Vanvitelli) ed Istituti internazionali (Centre Jean Berard). L’obiettivo dichiarato dei promotori – come si legge nella nota diffusa alla stampa – è “far conoscere al pubblico le recenti ricerche archeologiche che stanno letteralmente riscrivendo la storia del sito”. Mappe grafiche, pannelli illustrativi, 3 schermi ultra-wide rendono dignità a tutte le fasi storiche che ha conosciuto il territorio di Cuma, dall’insediamento autoctono sviluppatosi fin dall’età del Ferro, a quelli di cultura greca, osco-campana e poi romana. Alcune delle 6 stanze sono particolarmente ricche di reperti. La prima è invece dedicata agli aspetti geologici dei Campi Flegrei con una rappresentazione sintetica e chiara delle grandi eruzioni, conosciute come quelle della Ignimbrite Campana (quasi 40 mila anni fa) e del Tufo giallo (circa 15 mila anni fa). In altre, colpiscono la capacità di impatto espositivo e la scelta di posizionare i reperti a diversi livelli di “stratificazione”, sia fisica che storica. Evocativa di messaggi senza tempo, infine, è l’esposizione di 4 sepolture individuali, segnalate da cippi iscritti in latino che indicano le origini diverse degli individui sepolti: osche, latine, etrusche e grecaniche. Tutte della stessa epoca di età repubblicana, tutte con lo stesso rito a cremazione in fossa, tutte ritrovate a Cuma, città nella quale hanno convissuto.
LE DICHIARAZIONI – Il direttore del Parco archeologico Fabio Pagano ha sottolineato, in occasione della presentazione, che “non ci siamo accontentati di una canonica esposizione di materiale archeologico, ma abbiamo voluto costruire una narrazione che porta i reperti e le loro intime storie a raccontare l’evoluzione di un paesaggio straordinario come quello flegreo. La mostra, inoltre, fa parte di un progetto più ampio, che prevede un convegno di studi sull’archeologia flegrea che si svolge in questi giorni al Castello di Baia.” Il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia, presente all’inaugurazione, ha dichiarato che “non è un caso che la mostra sia ospitata al Rione Terra, in attesa che trovi definitiva esecuzione il progetto di un museo civico e archeologico da realizzare a Palazzo De Fraja, un altro tassello di quel mosaico che va pian piano componendosi.”
DARE CONTINUITA’ – Un mosaico che però, vogliamo eccepire, si compone da troppo tempo e davvero troppo piano. E rispetto al quale non si percepisce ancora una visione comune che tenga insieme i ruoli dei diversi attori istituzionali che hanno competenze sul Rione, ognuno con una propria sfera gestionale su parti che sono distinte dagli immobili a destinazione ricettiva ed alberghiera: il Comune di Pozzuoli su Palazzo Migliaresi e sul percorso archeologico sotterraneo, il cui modello a distanza di anni ha dimostrato criticità in termini di promozione e di inclusività; il Vescovado sul museo diocesano e sul Tempio/Duomo, sottratto oggi, di fatto, a funzioni laiche nonostante sia stato restaurato con un finanziamento pubblico di 10 milioni di euro e visitabile solo attraverso autonoma bigliettazione; il PaFleg su Palazzo Di Fraja, che oggi riapre le porte dopo anni.
Oggi è comunque una bella notizia, per appassionati e operatori, perché un pezzo di Cuma e della sua storia si sono trasferiti nel cuore di Pozzuoli e si presentano agli occhi di cittadini e visitatori, per ridare nuova e ulteriore linfa culturale all’antica rocca. Almeno fino al 31 marzo, data di scadenza del progetto, dopo la quale si auspica che la mostra con i suoi ricchi contenuti possa proseguire, anche in altre forme, e confermarsi il primo passo verso l’istituzione del museo archeologico cittadino.