Cosa e come farlo. A questi due quesiti dovrebbe rispondere chi si candida a governare un territorio come quello flegreo, pieno di problemi e di potenzialità da sviluppare. Necessariamente bisogna riuscire a rispondere ad entrambe le domande perché rispondendo solo al cosa si fanno solo slogan da campagna elettorale. Rispondendo solo al come invece si resta bloccati in quegli schemi decisionali da stanze chiuse, schemi che sanno di vecchio e che hanno portato allo stremo la popolazione che ha più volte dimostrato di rigettare queste logiche.
Quando si parla di progetto non si può pensare solo ad un tattica per vincere le elezioni né ad un sistema di “spartenze” tale da poter governare stando in una trattativa continua. Partendo da questo si può cercare il terzo fattore fondamentale per amministrare: la continuità. Continuità che da una parte necessita di cognizione dell’uso degli strumenti istituzionali previsti dalla legge. L’esempio di Quarto con l’amministrazione targata Rosa Capuozzo che pensava di poter aumentare le linee di trasporto locale interno e che invece ha dovuto scontrarsi con le esigenze di bilancio, tagliando l’intero servizio, ne è l’esempio macroscopico. Ma come non annoverare lo stato del Consiglio comunale di Bacoli, con un’amministrazione che procede a colpi ordinanze sindacali e delibere di Giunta, dove il ruolo del Consiglio comunale è stato ridotto ad un raro botta e risposta discutendo solo per lo stretto necessario (in vista di scadenze previste dalla legge) di delibere ed emendamenti? Di certo lo stato di spaccatura all’interno della maggioranza non prelude ad un sensibile miglioramento visto che nell’assise comunale fatta in piazza Marconi i dissidenti hanno pronunciato parole davvero pesanti nei confronti del sindaco Josi Della Ragione e gli hanno confermato una fiducia a tempo.
Problemi di visibilità che per i primi periodi si stavano ponendo anche a Pozzuoli, evoluti poi in una rincorsa continua ad ogni tipo di elezione, con opinioni d’occasione e votazioni contrarie. Sia chiaro, non si sta riconducendo il dissenso o la diversa opinione a ricatto o capriccio, ma si sta valutando un fenomeno ben preciso di opposizione strumentale. E dove analizzarlo se non nella città di Pozzuoli, dove l’amministrazione comunale eletta nel maggio del 2012 e guidata dall’attuale Sindaco Vincenzo Figliolia vive il suo ultimo anno di consiliatura e che ha vissuto durante il suo mandato ben tre momenti elettorali? Il primo, dopo neanche un anno, precisamente il 23 e 24 Febbraio 2013 per le elezioni politiche; il secondo il 25 maggio 2014 per le elezioni europee; infine il terzo lo scorso 31 maggio 2015 per elezioni regionali in Campania. Con l’avvicinarsi di ciascuno di questi momenti elettorali tutte le azioni di governo messe in campo dall’amministrazione comunale sono state puntualmente ostracizzate dai vari oppositori politici di turno, pronti a porre in discussione addirittura atti già approvati in precedenza (es. abbattimento dell’ecomostro di via Napoli). Polemiche e critiche che non hanno quasi mai ad oggetto le questioni di merito e che assumono con evidenza un carattere prettamente strumentale. Se ciò è accaduto in momenti elettorali che non riguardavano direttamente la città non sappiamo cosa aspettarci con le elezioni comunali vissute come imminenti a quasi un anno dal voto. Un assaggio lo abbiamo già avuto dopo il consiglio comunale del 20 giugno, una seduta che passerà alla storia recente per il poco edificante spettacolo dimostrato da alcuni consiglieri che hanno perso l’occasione di approvare l’acquisto di un teatro comunale; la stessa seduta che ha sancito una ridefinizione della maggioranza a sostegno della Giunta Figliolia (al momento a 15 consiglieri) dopo il voto per eleggere i componenti della commissione locale per il Paesaggio.
Per il futuro dei Campi Flegrei bisogna saper imparare da alcuni errori commessi. Oggi gli enti comunali flegrei comunicano di più perché hanno ben compreso che solo insieme possono farsi sentire in modo più forte con le istituzioni sovraordinate, ma c’è bisogno di lavorare sul piano interno capace di garantire una vita (e non la semplice sopravvivenza) istituzionale. Per farlo non si può prescindere, appunto, da partecipazione, progettualità, competenza e continuità. Se scontro (o confronto) deve esserci, ci sia sui contenuti. In caso contrario, perdiamo tutti.