E’ mastodontica la penultima opera del regista Gabriele Salvatores che, riprendendo un’idea di Ridley Scott, riesce a creare, forse, il più grande studio antropologico visivo degli ultimi anni.
Nato a Napoli ma cresciuto a Milano il regista, premio Oscar per Mediterraneo, è di recente uscito nelle sale con Il ragazzo invisibile, un’opera nuova, innovativa, per niente scontata. Innovativa come il suo cinema, quello che mantiene, insieme ai colleghi Tornatore, Sorrentino, Moretti e Garrone, illustre la qualità del nostro “fare” all’estero come in casa nostra.
Tutto partì con un appello mandato in onda qualche anno fa, quando agli utenti social di tutta Italia si chiede di inviare, in un determinato giorno, un pezzo di girato vuoi amatoriale, vuoi professionale. In molti partecipano a questo evento che raccoglie oltre 2.200 ore di filmato video. Dopo averlo accuratamente selezionato e montato, Salvatores, con la sua trouppe di colleghi ed esperti, mette insieme quello che è stato definito da Gabriele Niola su Mymovies: ”Un imprescindibile documento della storia contemporanea, la più significativa opera di divulgazione della internet culture che sia mai stata realizzata nel nostro paese”.
L’opera non si presenta come un documentario, ma come uno studio sulle abitudini degli italiani. Alle scene esterne Salvatores preferisce ciò che succede nelle case tra parenti e amici e amici di amici. E’ raro vedere filmati in cui compare una sola persona, o meglio un solo protagonista, ma si è sempre insieme, tutti uniti da ciò che spesso viene attaccato aspramente come l’anticristo delle relazioni umane: la tecnologia. Al contrario, viene fuori un’opera social che raggruppa tutti, dalle persone mature ai giovani, dai neonati agli ultracentenari.
Candidato ai David di Donatello e vincitore di un Nastro d’argento, Italy in a day è un diario di mille voci dell’Italia di oggi, un’Italia che ancora sogna, che ancora riesce ad innamorarsi e a far innamorare.