Ecologista e con una spiccata “passione” per la pulizia e l’ordine, Michele Grassadonia, un singolare architetto palermitano, lascia la sua città natale per trasferirsi a Siena. Qui, sebbene snobbato dai colleghi che lo giudicano come un pazzo morboso, Michele si costruisce la sua vita, in quella che lui considera la città ideale per eccellenza. A traumatizzare la sua vita, però, non saranno i colleghi bensì uno strano quanto assurdo incidente stradale capitato al povero protagonista proprio in una di quelle sere toscane. Il finale è sorprendente.
Attore poliedrico e notoriamente conosciuto per i film di impegno civile (I cento passi, La meglio gioventù) Luigi Lo Cascio scrive, dirige ed interpreta la sua opera prima, assumendo, quindi, le vesti di regista e sceneggiatore.
Non abbandona l’impegno civile, Lo Cascio, persino in questo film in cui è possibile respirare lo stesso clima de I cento Passi. Come il Peppino Impastato del film di Marco Tullio Giordana, anche qui l’attore e regista siciliano crede nella forza di voler cambiare il mondo, nel renderlo più pulito ed, ovviamente, più giusto. A rappresentare il “cattivo” non è più la mafia, con le sue stragi di sangue, le sue bombe e i suoi boss, bensì l’incoscienza civile, la negligenza e – cosa ancor più drammatica – l’omertà. Michele, sebbene morboso nel suo concetto di ordine e di giustizia, si trova a confrontarsi con persone all’apparenza buone, ma che dietro nascondono maschere di mostri e lupi. Catalogata come drammatica, questa pellicola, girata con una tecnica lineare e senza sbavature, è un affresco sulla realtà giudiziaria e non del comportamento civile. Il dramma sussiste quando nella realtà ci rendiamo conto che di eroi, come Peppino e Michele, ne vediamo ben pochi.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici e strutturali del film, è impossibile non notare che la bellezza della pellicola si fonda prevalentemente sulla sceneggiatura con cui Lo Cascio costruisce personaggi solidi, non stereotipati, diversi. Una sceneggiatura supportata anche e, soprattutto, dalla bella fotografia che rende Siena davvero una “città ideale”. Tralasciando l’interpretazione del regista/attore, risultano ottime anche le interpretazioni Luigi Maria Burrano (il padre di Peppino nei Cento Passi, stavolta impegnato in un ruolo molto più illegale), Massimo Foschi, Alfonso Santagata e Roberto Herlitzka. Discreta la colonna sonora.
Come opera prima del regista esordiente, il risultato è più che sufficiente anche se, come ci si aspettava, il resoconto ai botteghini è stato deludente. Presentato alla biennale di Venezia, il film di Lo Cascio è un thriller di rara sofisticatezza politica e civile.