RUBRICA DI CINEMA / La mafia uccide solo d’estate di Pif

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La storia narra le vicende di Arturo, un bambino ossessionato dalla voglia di diventare giornalista di cronaca nera. Concepito nella realtà della famosa stagione stragista degli anni ottanta, Arturo vede in Andreotti un ideale di uomo da seguire e nella mafia un fenomeno negativo eliminabile solo grazie alla potenza della carta. Ancora bambino si innamora di Flora, figlia di un famoso banchiere, a cui però il giovane non trova il coraggio di dichiararsi. Passano gli anni, passano gli eventi che caratterizzeranno l’Italia in uno dei decenni più oscuri del nostro Paese: Boris Giuliano, Rocco Chinnici, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa vengono barbaramente uccisi da sicari mafiosi. Arturo ne rimane molto sconcertato. Incoraggiato da Francesco, un giornalista impegnato contro la mafia, Arturo diventa giornalista egli stesso e viene assunto come assistente presso TV Palermo. Il primo giorno di lavoro, però, non è dei migliori. Stupito di trovarci Flora, assistente dell’onorevole Salvo Lima, che quel giorno era ospite alla trasmissione, Arturo dimentica le note della sigla di cui era il curatore. Allontanato dal programma diventa inviato speciale per la campagna elettorale dei democristiani. Sono gli anni delle stragi di Falcone e Borsellino. Dopo questi eventi, Palermo capisce che l’omertà non è la strada da seguire e insorge attraverso numerosi scioperi e manifestazioni. Nel frattempo Arturo e Flora, dopo un primo allontanamento, si ritrovano e si sposano. Divenuto padre, il protagonista di questa storia sente di dover insegnare al figlio la cosa che ritiene la più importante di tutte: la distinzione tra bene e male.

E’ meravigliosa l’opera prima di Pif, nome d’arte di Pierfrancesco Diliberto, che sbalordisce tutti con un’opera tanto drammatica quanto ironica e sofisticata. Assistente di regia di Zeffirelli e Marco Tullio Giordana, il giovane Diliberto si è fatto conoscere dal pubblico e dalla critica grazie al programma su Mtv, Il testimone, di cui è autore.

Parlare di mafia è arduo compito. “La miglior opera cinematografica sul tema della mafia che abbia mai visto” – ha dichiarato il presidente del Senato Pietro Grasso – riferendosi al film dell’esordiente regista. Ed è così. Il film di Pif è un concentrato di ambivalenze che non può non scuotere lo spettatore. Il film, infatti, si muove in un continuo altalenarsi di eventi drammatici e commediali, il tutto trattato con una sofisticatezza sconcertante. Eventi, quelli raccontati da Pif, che hanno per sempre forgiato l’Italia e gli animi degli italiani. Ed è proprio per questo, perché è facile indurre nel più bieco qualunquismo, che l’opera prima di Pif, mandata avanti quasi fosse una irriverente trasmissione televisiva, piace e fa riflettere.

Candidato ai David di Donatello e ai Nastri d’argento, La mafia uccide solo d’estate è un film assolutamente consigliato.

Scritto da Antonio Di Fiore


Classe '93. Sono nato e vivo tuttora a Napoli. Attualmente frequento il corso di laurea in Scienze della Comunicazione, curriculum Cinema e Televisione. Aspirante regista e sceneggiatore, credo fermamente nel potere della settima arte.