“Salario minimo” a Bacoli, qualche osservazione e un appello

Ne hanno parlato in tanti, dopo l’annuncio del sindaco Josi Della Ragione. Spesso alimentando semplificazioni, a volte assumendo posizioni a prescindere. Noi abbiamo preferito leggere le carte, ovvero la delibera n. 44 del 3 aprile 2024, pubblicata sull’albo pretorio solo pochi giorni fa, dal titolo “Indirizzi salario minimo Comune di Bacoli”.

UNA DOVEROSA PREMESSA – Innanzitutto, cos’è il salario minimo? E’ un compenso al di sotto del quale non si può scendere, per retribuire dignitosamente il lavoro svolto. Calcolato, di norma, su base oraria. Tale previsione è finalizzata a contrastare il lavoro sottopagato e, più in generale, il grave fenomeno del “lavoro povero”, che condanna a una condizione di difficoltà e di insufficienza economica anche chi lavora con tanto sacrificio. Il tema è attualissimo. Anche l’Unione Europea, con una propria direttiva, ha dato indicazioni a tutti i Paesi che ne fanno parte di garantire l’adeguata retribuzione ai lavoratori, mediante due possibili strumenti: l’introduzione di un salario minimo fissato per legge o il rafforzamento della “contrattazione collettiva”. L’Italia è uno di quei Paesi in cui non esiste una legge nazionale sul salario minimo, anche per una consolidata tradizione di contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl). Questi ultimi – da non confondere con il contratto di lavoro individuale firmato dal singolo lavoratore – sono accordi, stipulati e periodicamente rinnovati dai sindacati e dalle associazioni datoriali, che definiscono attraverso tantissimi articoli e tabelle non solo gli stipendi base, ma anche le regole e i diritti da applicare a tutti i rapporti di lavoro di un determinato settore. Possiamo dire, dunque, seppur schematizzando, che la previsione di un “salario minimo” è stata superata nell’Italia repubblicana dalla forte presenza dei Ccnl.

Ma è da tempo che ciò non basta, per diverse ragioni di criticità: 1) Esiste una percentuale di rapporti di lavoro (stimabile intorno al 20/30%) che non viene raggiunta dalla contrattazione collettiva. 2) Per alcune mansioni meno qualificate (come gli addetti alle pulizie o alla vigilanza, solo per fare qualche esempio) sono gli stessi Ccnl a prevedere retribuzioni di 5 o 6 euro l’ora. 3) Negli ultimi anni sono proliferati i Ccnl “pirata”, cioè sostanzialmente finti, perché firmati da organizzazioni sindacali con pochissimi iscritti e scarsa rappresentanza, con l’unico scopo di formalizzare un quadro di minori diritti e tutele, disponibile per l’uso, a vantaggio di quelle aziende che inseguono il risparmio dei costi sulle retribuzioni dei propri dipendenti. Questa situazione di insieme produce in Italia circa 5 milioni di lavoratori “poveri”, estesa soprattutto a collaboratori, occasionali, stagionali, “a giornata”, finti part-time. O “a nero”, cioè senza contratto. Accade in ogni parte di Italia, ancora di più nel Meridione.

LA DELIBERA DI BACOLI – Veniamo ora a quanto accaduto a Bacoli. Senza minimamente entrare in sterili polemiche condizionate dalle imminenti elezioni locali, a noi interessa il contenuto. La delibera è apprezzabile e va sostenuta, per gli obiettivi che persegue e per come è scritta. Ricalca, per essere precisi, una delibera del Comune di Firenze (atto n. DG/2024/00097) del 19 marzo di quest’anno. L’ente comunale non si sostituisce ovviamente al Parlamento emanando una “legge” generale applicabile al proprio territorio, ma opera con pieno diritto nell’ambito degli appalti e delle concessioni comunali. La delibera si inserisce su quanto è già stabilito nel Codice degli appalti, che prevede l’applicazione “al personale impiegato nei lavori, nei servizi e forniture oggetto di appalti e concessioni pubbliche” dei Ccnl stipulati dalle sindacati più rappresentativi (art. 11 del D. Lgs n. 36 del 2023). Rafforza questa norma, perché impegna l’amministrazione comunale “a verificare che i contratti (n.b. collettivi) indicati nelle procedure di gara (n.b. dalle aziende che intendano partecipare) prevedano un trattamento economico minimo inderogabile parti a 9 euro l’ora (n.b. lordi)”. E ciò vale anche nell’ipotesi in cui gli operatori economici partecipanti alle gare indicassero un Ccnl diverso, che comunque dovrà essere sottoposto a un controllo di “equivalenza”. Rimane fermo, dunque, il ruolo della contrattazione collettiva che non viene “scavalcata” e restano salvi tutti gli altri diritti e trattamenti economici integrativi in essi previsti (indennità, bonus, prestazioni di enti bilaterali, regole contro la discrezionalità del singolo datore di lavoro). L’introduzione del “salario minimo” per le aziende che lavorano su incarico o concessione del Comune di Bacoli si configura, pertanto, come una tutela aggiuntiva e non sostitutiva di quella contenuta nei Ccnl. Una misura che non peggiora le condizioni e gli stipendi di nessun lavoratore, nemmeno quello con la mansione più alta e già ben garantito dai Ccnl, ma viene incontro a quelli più fragili. Come dovrebbe essere in tutta Italia, da anni.

I NECESSARI CONTROLLI – E’ evidente che la vera sfida risiede ora nei controlli, per una ricaduta effettiva della delibera sulla vita quotidiana e sul mondo del lavoro. L’atto prevede in tal senso due cose ambiziose e interessanti: “verificare puntualmente il rispetto dell’applicazione del contratto (collettivo), redigendo ogni 6 mesi un report relativo agli appalti in essere” e “organizzare incontri con le organizzazioni sindacali al fine di verificare come raggiungere l’obiettivo che tutti i contratti in essere prevedano un trattamento economico minimo inderogabile pari a 9 euro l’ora”. In un’ottica partecipativa e di controllo, la comunità avrà a sua volta gli strumenti per monitorare la condotta e le azioni di amministratori locali, sindacati e imprese.

SI FACCIA OVUNQUE – Su un territorio dove prolifera il lavoro del tutto o parzialmente irregolare, soprattutto ai danni dei giovani e nei settori legati al turismo, ai pubblici esercizi, al tempo libero, ai servizi e all’edilizia; in un contesto politico generale in cui governo e maggioranza parlamentare, indegnamente avallati dall’organo consultivo del Cnel, hanno rifiutato di introdurre il salario minimo; con un mondo sindacale spesso diviso e più debole rispetto al passato … queste delibere di alcuni Comuni pionieri vanno prese come esempio. E tutti coloro che hanno a cuore la dignità di chi lavora e un minimo senso di giustizia dovrebbero chiedere analoga adozione da parte di ogni amministrazione comunale, di qualsiasi colore politico. Soprattutto qui, nel resto dei Campi Flegrei.

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.