Sono stati presentati martedì mattina, nella sala di Palazzo Migliaresi al Rione Terra, i primi dati relativi alle attività di screening oncologici effettuati nell’ambito del distretto sanitario 35, che comprende i Comuni di Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida, per una popolazione complessiva di oltre 120 mila abitanti. Presenti, oltre ai rappresentanti istituzionali, il direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord dott. Antonio D’Amore e la direttrice del distretto 35 dott.ssa Monica Vanni. E’ stata proprio quest’ultima ad illustrare alla platea, composta da giornalisti, cittadini e operatori sanitari, i risultati datati al 2017 dell’azione di prevenzione. Lo screening oncologico è rivolto a fasce di popolazione sana, ma ritenuta a rischio, “tesa ad individuare la patologia tumorale in una fase precoce, così da poter intervenire con successo nella terapia curativa”. Ad oggi, come spiegato, sono inclusi nei programmi di screening le diagnosi precoci per i tumori maligni alla mammella, alla cervice uterina e al colon-retto. La campagna di screening sul territorio flegreo è stata implementata con una delibera dell’Asl Napoli 2 Nord del 20 marzo 2017.
I NUMERI – I passi in avanti dal 2016 al 2017 nella copertura del target di popolazione sono evidenti. Per quanto riguarda il tumore al colon retto si è passati da una percentuale inferiore al 5% al 26%, per un totale di 4.980 soggetti testati nella fascia di popolazione di età complessa tra i 50 e i 74 anni, con il riscontro di 425 casi. Per il tumore da cervice uterina si è passati dal 17,7% al 31%, con 3.490 donne testate per un target di riferimento di donne tra i 25 e i 64 anni in un periodo triennale. Infine, per il tumore da mammella, che resta la neoplasia più frequente nelle donne, l’incremento di copertura in termini di percentuale della popolazione individuata a rischio (donne tra i 50 e 69 anni in due anni), è salita dal 9,8% al 20%, per un totale di 1.615 donne testate.
Dietro questi dati e statistiche, dunque, ci sono persone che sono state visitate e, ci auguriamo, abbiano potuto intraprendere in caso di malattia una cura precoce e in tempi utili. Il fatto che il distretto sanitario n. 35 abbia sostanzialmente rispettato gli obiettivi regionali del primo anno non può che essere salutato positivamente. Resta, però, da mantenere alta la guardia. E soprattutto, va fatta un’importante precisazione.
OLTRE I LEA, LA RICHIESTA DI INTERVENTI STRAORDINARI – Come sottolineato nel corso della conferenza da alcuni rappresentanti del Co.As., rete di associazioni del territorio impegnate per la tutela della salute, Ciro Di Francia e Mariarosaria Luongo, stiamo parlando di un’attività e di risultati ottenuti nell’ambito dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), prefissati dal sistema sanitario nazionale in tutta Italia. Nei Campi Flegrei, come in tante altre aree del napoletano e della Regione Campania, l’attenzione deve essere inevitabilmente diversa e maggiore. Non a caso, la legge n. 6 del 2014 ha finanziato interventi straordinari per i Comuni potenzialmente rientranti nella cosiddetta “terra dei fuochi” e il decreto di ripartizione pubblicato sul Burc il 28 novembre 2016 ha attribuito all’Asl Napoli 2 Nord, nel cui ambito rientrano i Comuni flegrei, 6 milioni di euro per tale scopo e con riferimento alla prima annualità 2014. Quella legge e quei fondi aggiuntivi furono un risultato, parziale ma significativo, della grande mobilitazione che nell’autunno 2013 esplose sui territori campani con fiaccolate, assemblee popolari, prese di coscienza e manifestazioni di massa. Oggi, è più che legittimo chiedere ai dirigenti Asl informazioni concrete sull’utilizzo di quei fondi, e soprattutto indicazioni precise su quali attività di screening, monitoraggio e prevenzione si intendono mettere in campo per patologie e per fasce di popolazione ulteriori rispetto a quelle già indicate nei LEA.
Un concetto molto semplice, espresso in una terra dove negli anni scorsi è stata combattuta una guerra unilaterale alla salute e all’ambiente, voluta da interessi camorristici e aree grigie di complicità. Ce n’è abbastanza affinchè i dirigenti sanitari e gli amministratori assumano oggi un approccio di ascolto verso i cittadini e una disponibilità a compiere ogni sforzo possibile, anche straordinario.