Non sempre quello che dicono le fonti ufficiali è vero, o forse sarebbe meglio dire: non è esattamente corretto. È il caso dei lavori alla scuola “Domenico Fatale”, iniziati proprio lunedì e presentati già tempo fa in pompa magna dall’amministrazione guidata dal sindaco e presidente provinciale del Pd, Vincenzo Figliolia. Con un comunicato stampa lo staff del primo cittadino fa sapere che “La giunta comunale guidata dal sindaco Vincenzo Figliolia, ha deliberato lo stanziamento di 1 milione e 750mila euro per restituire alla città una delle scuole più antiche di Pozzuoli”. Tecnicamente tutto vero, peccato però che la nota omette un passaggio importante: il progetto, l’idea, la gara e la volontà politica, risale già al 2010.
Basta infatti fare un’operazione elementare, banale, ossia leggere la delibera di giunta, per capire che qualcosa non quadra. Ad onor del vero, infatti, iil piano esecutivo per i lavor fu approvato a giugno del 2010 e furono aggiudicati, tramite bando pubblico, esattamente un anno dopo, alla stessa ditta che li inizierà quest’anno.
Ma cosa è successo? Perché le amministrazioni precedenti non hanno portato avanti lavori? È semplice: le limitazioni causate dal Patto di Stabilità hanno impedito che tale somma fosse impegnata e quindi agli atti, allo stanziamento dei fondi non è seguita l’aggiudicazione ultima dell’appalto. L’amministrazione comunale, capeggiata da
Figliolia, quindi, ha solo seguito un progetto già in essere da ben tre anni. “Essendo decadute le motivazioni legate al patto di stabilità – si legge nella delibera di giunta – l’ufficio ha richiesto all’impresa di voler dare l’assenso per procedere alla redazione degli atti di aggiudicazione definitiva dell’appalto”. L’amministrazione Figliolia, quindi, anche volendosi prendere qualche merito (che c’è), dovrebbe chiarire che il progetto non nasce in seno a questa giunta, ma che è un progetto già del 2010. Insomma, ci hanno messo la ciliegina… E hanno detto che la torta è loro.
Una pratica, che ricordiamo, era classica anche all’ex sindaco Pasquale Giacobbe, che faceva passare il lavoro di altri come lavoro dell’amministrazione. D’altronde, i due, vengono da una stessa storia. È difficile trovare una motivazione ad un simile comportamento. Non si capisce perché un’amministrazione non dovrebbe chiarire certe cose e, come in questo caso, ammettere che il progetto era già previsto, che l’attuale amministrazione ha avuto solo un ruolo tecnico, più che politico. Non ci sarebbe nulla da vergognarsi. In politica omettere è come dire una bugia.