Scuole occupate dagli ex Lsu, a chi conviene contrapporre la richiesta di salario con il diritto allo studio dei bambini?

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FOTO DI PAOLO VISONE

AGGIORNAMENTO / MERCOLEDI’ 19 febbraio –  Le scuole sono state riaperte dopo l’annuncio di una proroga, l’ennesima, al contratto dei lavoratori ex Lsu, fino al 31 marzo, con un finanziamento aggiuntivo di circa 20 milioni di euro su base nazionale. Il provvedimento è ora in discussione al Parlamento. Una soluzione tampone a una situazione che dopo due giorni cominciava a sfuggire di mano.

Come è noto, da lunedì mattina 17 febbraio le scuole napoletane hanno vissuto una situazione non molto piacevole: gli edifici scolastici sono stati occupati dai lavoratori addetti alle pulizie. I lavoratori hanno deciso di intraprendere quest’azione a seguito della minaccia di vedersi diminuire – per decisione del governo centrale – le loro ore di lavoro (da 36 a 18 settimanali) e di conseguenza i loro stipendi (da 800 a 400 euro mensili circa). Molti di questi ex Lsu  sono stati assorbiti da anni da ditte private che lavorano su appalti pubblici e sono stati inseriti nelle scuole, occupandosi prevalentemente delle pulizie o di lavori nelle segreterie scolastiche. Ma in tempi di tagli ai bilanci pubblici si pagano le conseguenze di un sistema di appalti e di esternalizzazioni che di fatto espone il diritto allo studio all’evolversi di una vertenza sindacale; una vertenza che ha violato la sacralità della formazione scolastica, e non è una questione di “buonismo”.

IMPEDITE LE LEZIONI, LE PRIME REAZIONI – Alla normale ed istintiva solidarietà nei confronti di lavoratori che rischiano di dimezzare il proprio stipendio si è aggiunto dopo qualche ora lo sconcerto per le modalità di protesta che hanno impedito il regolare svolgimento delle lezioni. Martedì 18 una dirigente scolastica (del primo circolo didattico di Pozzuoli) è entrata in piena notte, poco dopo le 4, nella propria scuola, e si è barricata all’interno per impedire una nuova occupazione da parte degli ex Lsu. La Dirigente ha motivato la sua scelta sostenendo che non è questo il modo di protestare e che il servizio scolastico non deve essere interrotto a discapito degli alunni. “Ho provato a farli ragionare – ha dichiarato la preside Angela Palomba – in fin dei conti sono persone con le quali abbiamo lavorato a stretto contatto fino a pochi giorni fa, ma non mi hanno consentito neppure di far arrivare un caffè, tantomeno di far entrare i miei collaboratori dei quali ci sarebbe un gran bisogno per ultimare gli adempimenti d’ufficio urgenti che abbiamo di fronte, relativi agli scrutini, alla contabilità ed a tanti altri aspetti”.

ASTENSIONE DA LAVORO O INTERRUZONE DI PUBBLICO SERIVZIO? Saranno altri Organi dello Stato a verificare se e in che termini questa modalità di protesta dei lavoratori, indicata dai loro rappresentanti sindacali, ha superato i confini del diritto di sciopero. Di certo gli ex lsu, se interessati al sostegno dell’opinione pubblica, dovrebbero cercare nuove strategie per difendere la propria condizione lavorativa, evitando una guerra tra il diritto al salario e quello allo studio. Dopo 2 giorni di mancato svolgimento delle lezioni qualcuno, a cominciare dai genitori degli alunni delle scuole dell’obbligo, ha cominciato a chiedersi in questo Paese chi tutela il secondo. Interrogativo che si ripresenterà a breve, in mancanza di soluzioni definitive alla vertenza.

FRANCESCA MIGLIACCIO & DARIO CHIOCCA

Scritto da Francesca Migliaccio


Tra i fondatori dell'Iniziativa. Vivo a Monteruscello, quartiere di Pozzuoli. Impegnata nel sociale e mediatrice familiare.