“Carenza di misure di prevenzione e sicurezza”, è questa la motivazione del sequestro preventivo dell’intero cratere della Solfatara, compreso punto ristoro e campeggio, notificato nella giornata di giovedì 26 ottobre su ordine del GIP del Tribunale di Napoli. L’area è ora inaccessibile a tutti, turisti e lavoratori della società privata che gestisce la ricezione e le visite al vulcano.
L’inchiesta è partita subito l’incidente dello scorso 12 settembre, nel quale hanno perso la vita tre componenti di una famiglia proveniente dalla città di Meolo, in provincia di Venezia. Nel corso delle indagini i giudici inquirenti avrebbero accertato una valutazione insufficiente e non aggioranata dei rischi, della sicurezza e dell’incolumità.
I sigilli sono l’effetto di un sequestro cautelare “per impedire la commissione di nuovi reati” e non più solo probatorio, scattato pochi giorni dopo la morte dei turisti e finalizzato a raccogliere prove su quanto accaduto quel giorno di settembre. E non è una differenza da poco. Fino a ieri poteva essere legittimo “chiedere” (o auspicare), nei limiti delle procedure e dei ruoli istituzionali, che la Magistratura “facesse presto”, in modo da riaprire il vulcano un momento dopo aver fatto la dovuta chiarezza sulle eventuali responsabilità del tragico incidente. Oggi esiste, secondo i giudici, un problema di sicurezza strutturale e non è possibile fare alcuna previsione futura sulla fruibilità del sito, sul destino della società e dei lavoratori e sull’immagine di Pozzuoli legata all’indotto turistico.
Noi pensiamo che al primo posto in questa orribile storia debba esserci l’accertamento dei fatti e la giustizia; che contestualmente vadano ripristinate le condizioni di sicurezza per riaccedere il prima possibile all’area del vulcano con maggiori garanzie sul piano della vigilanza e della gestione professionale; e che a questo punto occorra anche interrogarsi pubblicamente se il titolare privato, proprietario dell’area, è (o sarà) nelle condizioni di farlo. Senza escludere nessun percorso di acquisizione al patrimonio pubblico e nessun ruolo, diretto o indiretto, da parte delle Istituzioni (Comune, Ente Parco, Regione, Stato centrale). Perchè la Solfatara, probabilmente il sito flegreo più famoso al Mondo, per ciò che rappresenta come attrattore turistico è già un “bene comune”, nel senso che è interesse generale della comunità e del territorio che venga riaperta al pubblico. Nel modo giusto e senza rischi.