Sarà stato il post-lockdown, la voglia di tornare alla vita, un quadro socio-economico che rimarca le differenze. O forse tutte queste cose insieme. Per l’estate 2020 il tema dell’accesso al mare, e in particolare delle spiagge libere, sta suscitando maggiore interesse tra i cittadini. A rendere tutto più complicato, con l’emergenza covid e il rischio di contagio ancora in corso, è stata la scelta della Regione Campania di scaricare nei fatti sui singoli Comuni la responsabilità di adattare ai propri territori le prescrizioni sanitarie e preventive dettate a livello generale, innanzitutto per quanto riguarda l’obbligo di distanziamento tra i bagnanti. E se per gli stabilimenti balneari è stato relativamente semplice imporre, almeno sulla carta, una riduzione di ingressi e una maggiore attenzione sanitaria, per le spiagge “libere”, cioè prive di concessione, il punto debole della cura, manutenzione e vigilanza, talvolta assenti, è esploso tra le mani degli amministratori.
A POZZUOLI – Tralasciando la guerra di comunicati degli ultimi giorni, che hanno creato un disorientamento totale tra la popolazione, veniamo ai fatti. Sull’albo pretorio è stata pubblicata ieri sera, sabato 6 giugno, la delibera n. 82, approvata in giunta 3 giorni prima. Si tratta di un provvedimento complesso e articolato, di 23 pagine, che comprende più aspetti e prova ad intervenire sia nella fase emergenziale dell’estate 2020, sia oltre. Per quanto riguarda le spiagge libere, per il tratto di costa puteolano – schematicamente diviso in 4 aree: Via Napoli, lungomare Pertini, Arco-felice-Lucrino e Licola Mare – l’opzione del Comune di Pozzuoli è individuare “operatori economici, con documentata esperienza nel settore turistico, della balneazione o della cura di beni comuni, privilegiando le associazioni “no profit” e ambientaliste, di volontariato e/o cooperative sociali, cui affidare la gestione dei servizi connessi alla balneazione (…) per la tutela della salute e dell’incolumità pubblica sulle spiagge libere”. A questi soggetti privati, da scegliere con procedure ad evidenza pubblica, viene dunque demandata la pulizia delle aree ricevute in concessione e la raccolta differenziata, l’istallazione di cestini e cartellonistica, l’indicazione degli stalli occupabili, la predisposizione di un sistema di prenotazione on line, la guardiania e il salvataggio. Queste aree, inoltre, vengono divise in ogni singolo lotto in 2 parti: nel 50% di esse i soggetti privati possono fittare ombrelloni, sedie, lettini e canoe “fermo restando l’accesso libero e gratuito agli arenili”. I prezzi e le tariffe vanno indicati fin dalla partecipazione al bando e devono rimanere fissi per tutta la stagione balneare. E’ fatto divieto, inoltre, di vendita e somministrazione alimentare e di organizzazione di eventi. Stiamo parlando di tratti di litorale superiore al 20% complessivo, poiché sono comprese le aree libere di Lucrino/Arco Felice, i lotti 2 e 3 della scogliera/loppa di Via Napoli il cui bando non è andato a buon fine e l’intera costa di Licola Mare, rimasta priva di concessionari in regola.
DUBBI E CONTRADDIZIONI – Il rifiuto di partecipare a uno scontro a mezzo social su un tema per noi così importante, in cui non sono mancati insulti e strumentalizzazioni, non ci esime dall’esprimere critiche, circostanziate e di fondo, sulle scelte dell’amministrazione Figliolia.
Il primo punto della discordia, tuttora poco chiaro, riguarda cosa succede, di fatto, in quella metà di spiaggia libera dove intervengono i nuovi soggetti affidatari. Il sindaco afferma con comunicati ufficiali che i bagnanti “possono” noleggiare, ma non “devono” farlo obbligatoriamente, e che “nessuno dovrà pagare per andare al mare”; la delibera ribadisce più volte che è garantito il libero e gratuito accesso agli arenili, ma in realtà, anche se molti lo ignorano, il libero accesso andrebbe già garantito, secondo l’insieme delle leggi italiane, comunque e dovunque, anche sugli arenili dati in concessione privata, per arrivare in riva al mare, alle eventuali scogliere e fare il bagno. Il punto, dunque, non è il diritto di “accedere”, ma quello di “sostare”, su quel 50% delle già ridotte spiagge libere, che si vuole ora dare in affidamento a soggetti privati. E’ possibile immaginare concretamente l’occupazione degli stalli da parte di bagnanti che, a titolo gratuito, sottraggono piazzole, potenzialmente destinate al noleggio ad opera dei nuovi concessionari? Analizzando il testo della delibera, si legge nella parte dedicata alle spiagge di Licola Mare che “le attrezzature utilizzate nel caso degli spazi preattrezzabili non debbano in alcun caso essere installate prima della richiesta da parte dell’utente occasionale, a meno delle piantane per ombrelloni e di dispositivi fisici per il distanziamento sociale.” Nelle parti relative ai tratti di Via Napoli, Lucrino ed Arco Felice, questa espressa precisazione invece non c’è, così come manca il riferimento alla divisione della spiaggia al 50%, viene fatto invece un continuo “rimando” al “punto 4” (quello, appunto, intitolato “località Licola Mare”) e ciò alimenta ancora dubbi interpretativi, che potranno essere sciolti, se ritenuto necessario, solo con i successivi bandi di gara.
Nessuno ignora le difficoltà dei Comuni nel gestire una situazione così assurda, inedita, a tratti surreale. E il tentativo di trovare una soluzione, seppure inevitabilmente complicata, potrebbe essere apprezzato se limitato solo a quest’anno. Ma nella delibera ci sono 3 ulteriori passaggi “problematici”. 1) Si manifesta una corsia preferenziale per associazioni no profit, di volontariato e ambientaliste, ma poi viene richiesta a queste ultime l’erogazione di servizi che presuppongono un’organizzazione di lavoro, fiscale e aziendale, con relativi costi difficili da sostenere; 2) Se la delibera non dovesse trovare “concreta applicazione per mancato interesse di tali tipologie di operatori”, il Comune può intervenire individuando “operatori economici specializzati con oneri a carico dell’amministrazione comunale” 3) l’amministrazione, infine, si riserva di valutare, a conclusione del periodo gestionale, se questa soluzione, dopo la sperimentazione effettuata, “possa essere posta a base di una futura strategia di valorizzazione della linea di costa, in via ordinaria o per un arco di tempo pluriennale”. Tradotto in maniera semplice: non è da escludere che soggetti privati, anche con dichiarata finalità economica, inseriti nella gestione delle (già poche) spiagge libere durante la stagione balneare 2020 segnata dall’emergenza, assumano poi un ruolo stabile anche negli anni a venire.
La critica di fondo, dunque, è politica. Nella delibera di indirizzo si sovrappongono, fin dal titolo e forse in un momento non opportuno, cose diverse, come l’emergenza e l’indirizzo programmatico, il rilancio economico e il diritto all’accesso al mare. E non si ha la chiarezza, invece, di svincolare completamente ogni tipo di valorizzazione economica dalla fruizione di un bene comune, la cui gratuità assume valore in sé, intrinseco, perché dopo 2 crisi economiche globali in poco più di 10 anni, e l’approssimarsi di nuove sofferenze sociali e disparità di reddito, il diritto a godere del mare e della sosta in spiaggia è legato al benessere psico-fisico delle persone, dei giovani senza lavoro, delle famiglie numerose, degli anziani monoreddito, per i quali vanno confermate e ripensate porzioni di spiagge “money-free”. Aree, per intenderci, non residuali e che non siano “terre di nessuno”, attrezzate direttamente o indirettamente a cura dall’ente pubblico, per quanto attiene a servizi igienici e ordinaria pulizia, senza che il termine “attrezzate” sottindenda però servizi aggiuntivi di noleggio, inevitabilmente invasivi dei già ridotti spazi; arenili liberi da ogni obbligo di spesa e rispetto ai quali si possa generare un indotto economico in prossimità degli stessi, e non su di essi, come avviene in tante parti del Mondo (Italia compresa).
A BACOLI – Nel Comune flegreo di Bacoli, che in quanto a superficie di spiaggia balneabile è tra i più strategici della regione, si è scelta una strada diversa. Le spiagge libere sono state mappate e possono essere fruibili attraverso un sistema di prenotazione on line mediante l’applicazione “Prenota Lido“. Attraverso tale applicazione, concessa a titolo gratuito al Comune di Bacoli, gli utenti possono prenotarsi sia scaricando l’app sul proprio dispositivo mobile (compatibile per iPhone e Android) sia utilizzando il computer collegandosi al sito www.prenotalido.it, registrandosi e cercando le spiagge libere di Bacoli attraverso l’apposito motore di ricerca. Spiaggia romana lato Sud, spiaggia romana lato nord – foresta, Baia Villa Ferretti, Baia beata Venere, Marina Grande Cannito, Marina Grande Agrippina, Marina Grande Garibaldi, Marina Grande Grotta, Poggio, Miliscola Foce, Miliscola Aurora, Miliscola aeronautica, Miseno San Sossio, Miseno Dragonara, in totale 1985 piazzole a distanza di sicurezza anticovid di 1,5 metri. Provare per credere. Le prenotazioni possono essere effettuate fino alle ore 24 per il giorno successivo, per un massimo di due giorni consecutivi. Al momento della prenotazione per ogni spiaggia libera è specificato sia il numero di piazzole presenti in totale, sia quanti sono disponibili per il giorno successivo, ricordando che per “posto prenotato” si intende una piazzola generica disponibile sulla spiaggia. Tre le fasce orarie individuate: 7-13, 13-19 oppure 7-19. E’ possibile prevedere fino ad un massimo di 5 unità per ogni posto (il prenotante più altri 4). Al momento della prenotazione, viene chiesto il codice fiscale sia del singolo prenotante sia per tutte le altre unità. Il Comune di Bacoli ha sottolineato che il sistema della prenotazione è utile anche ai fini dell’identificazione dei bagnanti nel caso in cui si rendesse necessario ricostruire il cosiddetto “link epidemiologico” in caso di nuove positività, e che per il controllo e il monitoraggio, di competenza delle forze dell’ordine, è stata predisposta la collaborazione dei volontari della Protezione civile, senza escludere quella di ulteriori associazioni e comitati.
Ora, non è questione di partecipare al gioco “scegli il tuo Comune preferito” o “fai il tifo per il sindaco che ti dispiace di meno”, ma c’è un dato di fatto: chi legge questo articolo, in questo preciso momento, può prenotare un posto per andare al mare tra le spiagge libere di Bacoli senza pagare un euro, pur con tutte le difficoltà, le limitazioni in numero e le incognite dei prossimi giorni, mentre a Pozzuoli le spiagge libere ad oggi sono chiuse, dovranno attendersi i bandi pubblici, non c’è certezza sui tempi e la partership pubblico-privata presenta numerosi profili di criticità. L’evolversi dei fatti, nel corso di questa strana estate 2020, consentirà di verificare alla distanza quale scelta è stata migliore.
UNA CONSIDERAZIONE GENERALE – Nessuna battaglia credibile, da parte di cittadini e comitati in favore dei beni comuni e per l’estensione del diritto di accesso e godimento del mare, può condursi senza fare i conti con processi che vanno ben oltre i singoli Comuni. Uno di questi è la vergognosa proroga concessa fin dal 2010 dai governi di TUTTE le maggioranze politiche possibili agli stabilimenti balneari in concessione provvisoria o rilasciata decenni addietro (con canoni spesso irrisori), in violazione della direttiva dell’Unione Europea Bolkstein che impone nuove gare, in base al principio di libera concorrenza. Se fosse possibile rimettere in discussione tutto l’equilibrio tra arenili liberi e quelli in concessione, oggi completamente sbilanciato a favore di questi ultimi, sarebbe anche l’occasione per ragionare di nuove forme di cogestione e di iniziativa economica sostenibile, sana, non predatoria, realmente redistributiva di lavoro dignitoso, rispettosa dei diritti di tutti. I Comuni, intanto, hanno un’arma: passare al setaccio tutte le autorizzazioni sulle concessioni esistenti e verificare ogni irregolarità, edilizia, amministrativa e fiscale. E magari provare a “liberare” qualche tratto di spiaggia in più, per decidere cosa farne, durante e dopo l’emergenza Covid.
Di seguito, è possibile scaricare la delibera n. 82 / 2020 del Comune di Pozzuoli, nella versione pubblicata sull’Albo Pretorio.