Confermata l’ipotesi degli scienziati: esiste una correlazione tra alcune gravi patologie ed esposizione ai rifiuti. Lo stabilisce lo studio condotto, sulla base del protocollo stipulato nel 2016, dall’ISS in collaborazione con la Procura di Napoli Nord, con sede ad Aversa. Presentato online, lo scorso 10 febbraio, dal Procuratore capo Francesco Greco, dal Procuratore generale di Napoli Luigi Riello e dal Presidente dell’ISS Silvio Brusaferro, il report chiarisce definitivamente che c’è una relazione causale o anche di concausa tra l’insorgenza di alcune patologie, come il tumore alla mammella, l’asma, varie forme di leucemia, malformazioni congenite e la presenza di siti di rifiuti incontrollati nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”, una vasta zona di circa 1076 km² che comprende alcuni territori della provincia di Napoli e Caserta e nei quali sono presenti rifiuti illegalmente sversati i cui incendi diffondono sostanze tossiche (es. la diossina) nell’atmosfera e nelle zone limitrofe, provocando danni irreparabili alla salute e all’ambiente.
I numeri – Sono 38 i comuni esaminati nel report (Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Cesa, Frignano, Gricignano, Lusciano, Orta di Atella, Parete, Sant’Arpino, San Cipriano, Succivo, Teverola, Trentola Ducenta, Villa di Briano e Villa Literno per la provincia di Caserta; Afragola, Arzano, Caivano, Calvizzano, Cardito, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano, Grumo Nevano, Marano, Melito, Mugnano, Qualiano, Sant’Antimo, Villaricca per la provincia di Napoli) e nei quali sono presenti 2.767 siti di smaltimento controllato o abusivo di rifiuti, e in ben 653 dei quali risultano anche avere luogo combustioni illegali. E ancora, almeno il 37% della popolazione, ovvero 354.845 abitanti, risiede a 100 metri da uno o più di questi siti, vere e proprie sorgenti di emissioni e rilasci di composti chimici.
La classificazione – le popolazioni residenti in alcuni comuni esperiscono un rischio maggiore di esposizione ai contaminanti emessi dai siti di smaltimento di rifiuti, sebbene il fenomeno sia diffuso nell’intera area analizzata. Quattro i livelli di rischio individuati dall’ISS, dal 1° che indica una bassa, ma non meno preoccupante, criticità fino al 4°, ovvero il livello massimo di pericolo assegnato a Caivano e Giugliano. Rientrano nel 3° alcuni comuni dell’area metropolitana di Napoli (Cardito, Casoria, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli e Villaricca) e nel 2° i comuni della provincia di Caserta (Aversa, Casal di Principe, Casaluce, Gricignano di Aversa, Lusciano, Orta di Atella e Sant’Arpino) e della provincia di Napoli (Afragola, Casandrino, Crispano e Qualiano).
Le patologie – Nei comuni “maggiormente impattati da siti di rifiuti è emerso un maggior rischio per alcune patologie”, si legge nel report. La mortalità e l’incidenza per tumore della mammella è significativamente maggiore tra le donne dei comuni inclusi nella terza e quarta classe dell’indicatore di esposizione a rifiuti, rispetto ai comuni della prima classe, meno impattati dai rifiuti; l’ospedalizzazione per asma nella popolazione generale è significativamente più elevata, sia negli uomini che nelle donne, nei comuni nei comuni di terza e quarta classe; la prevalenza dei nati pretermine è molto più elevata nei comuni della seconda, terza e quarta classe dell’indicatore, rispetto alla prima; la prevalenza di malformazioni congenite (MC), nel loro complesso, è significativamente più elevata nei comuni della classe 4 dell’indicatore IRC, rispetto alla prima. Nei comuni della classe 4 di IRC è maggiore anche la prevalenza delle malformazioni congenite dell’apparato urinario; nella popolazione della classe di età tra 0 e 19 anni, l’incidenza di leucemie e i ricoverati per asma aumentano significativamente passando dai comuni della classe 1 a quelli delle classi successive di IRC, con il rischio maggiore nei comuni della classe 4.
Intervenire subito – Dalle bonifiche dei siti inquinati al blocco degli sversamenti, dalla gestione del ciclo dei rifiuti alla sorveglianza epidemiologica, sono solo alcune delle proposte indicate nello studio, per porre fine ad un’emergenza sanitaria ed ambientale senza precedenti in Campania. “Dopo il Covid, è questa l’emergenza più importante per Caserta e Napoli”, dichiara Francesco Greco, il Procuratore Capo di Napoli Nord. Resta da chiarire che cosa è stato fatto (o non è stato fatto) prima del Covid, quando le associazioni ambientaliste, la comunità scientifica e i cittadini già denunciavano il disastro sanitario ed ambientale che si consuma da più di un decennio.
A cura di Vania Cuomo