(CRATERE DEL MONTE NUOVO – FOTO di ENZO TAFUTO)
Campi Flegrei, l’altro vulcano di Napoli. Mai come adesso la natura di questo territorio è diventata oggetto dell’interesse della cittadinanza e, superficialmente, del dibattito politico. Al di là delle polemiche sterili, guidate dall’emotività e lontane da un approccio scientifico, sarebbe utile soffermarsi su quali siano state le conseguenze a lungo termine di questa natura vulcanica: colline, laghi e lagune salmastre, vulcani attivi, suolo fertile, pareti rocciose a picco sul mare… paesaggi mozzafiato. La violenza del vulcano (e dei vulcani) ha modellato, nel tempo, una grandissima varietà di ambienti in un territorio relativamente piccolo. La ricchezza della nostra agricoltura e della nostra pesca non sono altro che la conseguenza del continuo rimescolarsi di questa terra inquieta.
IL PATRIMONIO DEI CAMPI FLEGREI – Tra le case e le concessionarie costruite alle pendici di un vulcano, tra una fumarola e l’altra, qualcosa si è salvato. I Campi Flegrei conservano ancora un enorme fascino che potrebbe essere attrattore di un turismo sostenibile. Il turismo naturalistico non è un utopia per questo territorio, e sono tante le realtà locali che ci credono e che tentano di costruirci una sana economia attorno. Manifestazioni come “Malazè” e “Il Bosco e la Duna” sono solo la punta dell’iceberg di un lavoro che dura tutto l’anno, e che vede protagonisti luoghi come il Monte Nuovo, il Lago d’Averno, la Foresta di Cuma, l’area marina sommersa di Baia e tutto ciò che è conservato e tutelato dal Parco Regionale dei Campi Flegrei. Le potenzialità ci sono, ma necessitano di una presa di coscienza da parte della politica, e di una sinergia tra enti istituzionali locali con il Parco Regionale dei Campi Flegrei.
PROPOSTE E RISORSE PER IL TURISMO NATURALISTICO – Recentemente alcuni operatori locali hanno avviato un confronto, con prime e positive reazioni da parte di Comune di Pozzuoli e Parco Regionale dei Campi Flegrei, la redazione di un regolamento di fruizione e valorizzazione del Monte Nuovo e la liberazione del sentiero del Monte Barbaro, che permetterebbero a professionisti specializzati la realizzazione di attività culturali, turistiche e didattiche in due siti estremamente rappresentativi dei Campi Flegrei dove tuttora non è possibile.
L’esempio opposto è la Solfatara, emergenza naturalistica ed attività economica. Altre sono le potenzialità del territorio oltre l’escursionismo. La morfologia vivace ha dato vita a panorami mozzafiato, perfetti per gli appassionati di cicloturismo. La Foresta di Cuma ed i laghi d’Averno e del Fusaro ospitano un’ampia varietà di uccelli migratori, ed in inverno sono costantemente meta di birdwatchers e fotografi naturalistici. Il Bradisismo ci ha regalato una città sommersa dal mare e motore del turismo subacqueo. Il relitto vulcanico di Capo Miseno è uno spettacolo visto dal mare, e tante sono le escursioni in canoa e kayak organizzate durante l’anno lungo la costa fino a Nisida.
IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI -Adesso che il Parco Regionale dei Campi Flegrei si è svegliato da un coma durato 3 anni, è responsabilità dei Comuni di Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida assisterlo durante la sua convalescenza, collaborando in sinergia per la creazione di un substrato culturale, politico e soprattutto normativo in grado di valorizzare un elemento tanto forte quanto ignorato dei Campi Flegrei: il loro valore naturalistico